“Se t’immagino qui sono felice” di Virginia Woolf – Librini
Se t’immagino qui sono felice non è proprio il titolo di un’opera di Virginia Woolf, ma il titolo che è stato scelto dai curatori per questo libercolo, pubblicato da Garzanti nella collana “I piccoli grandi libri”. Ben più chiaro il sottotitolo: Lettere d’amore a Vita Sackville-West.
[“Librini” è una rubrichetta di questo blog, dedicata a volumetti super-agili da leggere d’un fiato.]
L’avevo intravisto nella mia libreria di fiducia e mi aveva incuriosita. Ricordavo di aver letto che Virginia Woolf, sebbene sposata e affezionata al marito, avesse avuto una storia d’amore con questa Vita Sackville-West, scrittrice, giornalista e poetessa, però mi chiedevo: fu una storia lunga? Vissuta in assoluta clandestinità, o in scioltezza? Le lettere di Virginia Woolf saranno scritte in punta di piedi, con accenni ambigui e sottintesi, o saranno dirette ed esplicite?
Beh, l’una e l’altra cosa. Un po’, presumo, per il normale svolgimento che accompagna ogni storia d’amore: dalla conoscenza, alle prime frequentazioni, al rendersi conto che sta sorgendo un sentimento inaspettato, all’agire su quel sentimento. E un po’ per le normali circostanze della vita: periodi in cui ci si vede di meno, periodi in cui questioni di salute o di altri impegni tengono lontane le due donne, periodi in cui forse proprio la lontananza fa spazio alla gelosia e all’incertezza.
Ad esempio: “Ho apprezzato la tua lettera intima dalle Dolomiti. Mi ha fatto soffrire molto – so con certezza che è il primo stadio dell’intimità – niente amici, niente cuore, solo una testa indifferente. ]…] Mi fermo qui altrimenti finirei per scriverti una lettera molto intima, e ti piacerei di meno, anche meno di quanto già non ti piaccia” (p. 8). Oppure: “L’altro giorno, in farmacia, ho raccontato a Nessa la storia della nostra passione. «Ma ti piace davvero andare a letto con le donne?» ha chiesto, mentre prendeva il resto” (p. 60).
È una lettura imperdibile? Certo che no. Però sono interessanti diversi passaggi che lasciano toccare con mano l’intensità del sentimento fra Virginia e Vita, incluso il fatto che a quest’ultima si ispirò appunto Virginia Woolf per scrivere il suo romanzo Orlando. Alla sbirciatina nella vita privata di un’autrice, della quale si può rispettosamente fare a meno, si unisce la sbirciatina nella sua opera letteraria, che dalla vita privata traeva nutrimento e che, quella sì, ci riguarda un po’ tutti.