L’idea per questo libro è venuta anni fa da una chiacchierata con Hilda Midwinter, la mia cine-socia del martedì sera. Questioni di lavoro e famiglia hanno poi ritardato l’avvio dei lavori finché ci siamo dette: allora, quella storia che ci era venuta in mente? Così mi sono buttata a scrivere. Ne è venuto fuori un variegato microcosmo umano (e non, vista la quantità di animali domestici pronti a sbucare ovunque) che vive a Rimini e trasforma la città nello sfondo di momenti buffi, improbabili, romantici, imbarazzanti, drammatici.
Emma Books ha accolto questa storia e mi ha dato un posto nella sua famiglia, con garbo e professionalità. Adesso tocca a lettori e lettrici, che hanno fin d’ora la mia riconoscenza.
Stella mi squadra da capo a piedi. «Ballerine?» Nel parcheggio non ci aveva fatto caso. «Non posso crederci, ti presenti alla tua festa con le ballerine?!»
«Dorate» preciso. «Lo sai che non posso tuffarmi in un negozio di scarpe ogni volta che voglio. Quindi, o così, o non avrei potuto mettere questo vestito che a voi sta tanto simpatico.»
Si porta una mano al viso. «Cosa mi tocca sentire. Potevi stenderlo in un minuto, adesso ti ci vorrà un’ora. Meno male che bassa non sei.» Mi raddrizza un orecchino. «Però la treccia è perfetta: cade bene davanti e ti libera il collo.»
«Merito di Loredana. Io non so farmi la treccia camminata, quando ci provo sembro una tirolese che canta Edelweiss.» Cerco un modo qualsiasi per cambiare discorso, sono già abbastanza agitata all’idea di rivedere Daniele. «I tuoi ci sono? Volevo ringraziarli per aver messo a disposizione la casa.»
«Dovrai aspettare la prossima volta. Non solo a mio padre non è passata l’influenza, ma l’ha pure attaccata a mia madre. Sono barricati nella loro camera e circondati da tisane, fumenti e antibiotici. Ti fanno gli auguri.»
Mi porto una mano alla bocca. «Oddio, Stella, sicura che non li disturbiamo? Se stanno male, non vorranno sentire tutto questo casino.»
«Sono al secondo piano dell’ala Ovest, con le porte chiuse. Potremmo sparare delle cannonate, qui nel salone, e non le sentirebbero. Ah, se per caso ti interessa, Daniele è già arrivato.»
«Veramente?»
«Puntuale come il Big Ben.»
«Perché me lo dici solo ora?»
«Così, per farti agitare.»