Rebel Moon pt. 1 – Fantascienza
Ormai lo hanno detto tutti: Rebel Moon è quello che succede quando Zack Snyder decide di rifare Star Wars. Un polpettone fantasy/fantascientifico, diviso in due parti, di cui la prima è disponibile su Netflix da qualche settimana.
Mi è piaciuto? Tutto sommato sì, anche se la storia segue in modo abbastanza scontato il solito viaggio dell’eroe, anzi dell’eroina. C’è una protagonista riluttante, dal torbido passato, la cui esistenza pacifica viene sconvolta da un cattivo, motivo per cui bisogna rimboccarsi le maniche e partire per una missione con lo scopo ultimo di sconfiggere il suddetto cattivo (che comunque è solo il galoppino del super-cattivo). Il tutto condito da omaggi simpatici, come un pacifico robot alto e smilzo, e un paio di spade luminose.
Insomma Star Wars in salsa duemilaventitrè: il protagonista è una lei invece che un lui, il bulletto del bar è un lui che molesta degli altri lui, i compagni di avventura sono una accorta mescolanza in termini di generi e di etnie. In alcuni casi, purtroppo, con delle banalità che se le scrivessi io mi bacchetterei da sola, ma a quando pare nel mondo delle produzioni televisive funzionano ancora: per esempio la cupa donna orientale che veste con le maniche larghe e maneggia lunghi machete che fanno tanto katana; oppure il figaccione abbronzato con petto nudo e capelli lunghi, stile nativo americano, che ha un rapporto speciale con la natura e gli animali; oppure il cattivo che si veste in stile nazista (la foggia dei pantaloni, il berretto da ufficiale delle SS).
Detto tutto ciò, le due ore di film sono passate in un attimo, insomma a convincermi davvero sono stati il ritmo e i dialoghi, tutto misurato per convincerti a proseguire sempre la visione sapendo che non ci saranno tempi morti e che ogni calo di tensione è destinato a durare giusto quel che serve per introdurre poi una scena di azione (ah, ehm, a proposito di scene di azione: purtroppo quella in cui bisogna domare un animale selvatico alato non è ben riuscita, a causa di una CG scadente).
Piaciuto molto, a proposito dei riferimenti a Star Wars, un calco narrativo che induce lo spettatore a farsi una certa opinione di un certo personaggio, per poi doverla rivedere in un secondo momento. Suggestivi i panorami, le creature extraterrestri, le astronavi, i pianeti, le città aliene: l’estetica del worldbuilding attinge a diversi tipi di fantascienza (come minimo ci vedrei Dune, Blade Runner e Ghost in the Shell, ma anche le atmosfere di certi western crepuscolari) e li amalgama senza difficoltà. Fastidioso l’abuso di slow motion: secondo me, non c’è bisogno di fare il verso a Matrix ogni volta che qualcuno fa un salto o schiva un fendente.
Attendo con curiosità la seconda parte… ribadisco, non per un’eccelsa qualità complessiva ma perché la storia scorre via veloce e tranquilla: due ore di relax che vanno via come niente mentre uno se ne sta accucciato sul divano con plaid e tisana.