Moon Knight, il meglio a fumetti – Fantascienza
Moon Knight è uno di quei personaggi minori della Marvel con cui, a trovare la storia giusta, puoi fare un piccolo miracolo. In attesa di vedere come sarà la miniserie tv, che esordirà fra un paio di settimane su Disney+, mi sono riletta un tot di fumetti dedicati al cavaliere della luna, ed ecco i tre che consiglierei a chi volesse avvicinarsi al personaggio.
Anzitutto, un bel volume che si intitola Il fondo (2006), scritto da Charlie Houston e disegnato dal prodigioso David Finch. È stato ristampato in diverse occasioni (anche con il titolo Sole di mezzanotte che a quanto pare suonava meglio), quindi lo si trova senza troppe difficoltà ed è la classica storia di rinascita di un uomo spezzato nel corpo e nello spirito. Per gli appassionati di Daredevil, ricorda parecchio la miniserie L’uomo senza paura (2019), riguardante il recupero fisico e psicologico di un eroe che non si sente più tale. Solo che, mentre nel caso di Daredevil ci sono degli amici fedeli che si preoccupano per lui e gli danno una spintarella utile a ripartire, nel caso di Moon Knight l’aiuto degli amici è meno, per così dire, lineare… insomma nasconde qualcosa.
Su quel “qualcosa” si basa anche una maxiserie in 12 episodi, uscita nel 2011/2012, con i testi di Brian M. Bendis e i disegni di un altro mostro sacro come Alex Maleev (non c’è un titolo specifico, semplicemente Moon Knight, anche se una delle sue edizioni italiane è stata intitolata La leggenda di Khonshu). Però, mentre nel volume precedente il fatto che – diciamolo pure – il protagonista Moon Knight, alias Marc Spector, sia matto come un cavallo e soffra di una grave forma di schizofrenia, è accennato fra le righe, in questa storia è palese quasi dall’inizio. Quindi il discorso non è più “buttiamoci in un’avventura pericolosa senza sapere di un grosso punto debole”, bensì “buttiamoci in un’avventura pericolosa e vediamo come me la cavo dal momento che SO di avere un grosso punto debole”. La storia è ambientata a Los Angeles, alle prese con gang malavitose che rispondono agli ordini di un supercriminale cattivissimo: bellissimi i dialoghi e le atmosfere, meno funzionale (secondo me) la fine riservata a un personaggio secondario (anche se, nell’universo Marvel, le morti dei personaggi non sono definitive praticamente mai).
Il terzo volume che non ho resistito a rileggere tutto da capo si colloca, cronologicamente, molto prima degli altri due. Si intitola Notti di luna piena e contiene le prime storie del personaggio (1980/81) – manca però la primissima apparizione sulla testata Werewolf by Night, sì, quella da cui ha preso spunto il mediometraggio omonimo, di cui ho parlato in questo post. Le storie sono scritte da Doug Moench e disegnate da un drappello di disegnatori tra cui il fenomenale Bill Sienkiewicz, che già manifestava i tratti stilistici destinati a esplodere poco tempo dopo su New Mutants e su Daredevil: Amore e Guerra, solo per citarne un paio. Certo, sono avventure semplici, meno profonde rispetto a quelle più recenti del personaggio e scritte da vari autori (Panini Comics le pubblica abbastanza regolarmente in corposi volumi), ma già da questi primi passi di Moon Knight nell’universo Marvel si intravedono i problemi psicologici, gli sdoppiamenti di personalità, certi tratti ossessivo-compulsivi. Finezze non comuni per le storie a fumetti di un personaggio cosiddetto “minore”, che meritano di essere riscoperte.