New Mutants – CrossMedia
New Mutants (regia di Josh Boone, 2020), film a metà fra horror e supereroi mutanti che fanno parte del cosmo degli X-Men, è finalmente uscito dopo anni di problemi e rinvii. Le voci di corridoio e le prime recensioni oltreoceano hanno parlato di prodotto scadente, e invece secondo me non è stato tutto questo male.
Anzitutto: cast ottimo, e con questo intendo dire che quattro personaggi su sei sono “semplicemente” azzeccati, mentre gli altri lo sono a un livello fuori dal comune. Maisie Williams sembra Rahne Sinclair fatta e finita: la statura, l’aria da ragazzina, il viso un po’ tondo… è lei. E poi c’è Anya Taylor-Joy che ha saputo dare un’interpretazione tagliente, quasi crudele, di Illyana Rasputin. Al personaggio è stato assegnato un background diverso rispetto a quello previsto nel fumetto originale – e questo secondo me è un peccato perché ci sarebbe stato dell’ottimo materiale su cui lavorare, ma capisco che sarebbe servito un film solo per lei; in ogni caso, pur modificando i luoghi e i comprimari, sempre di reclusione e tortura si parlava, e quel che ne è uscito è una Illyana cinica, strafottente, tragicamente disperata.
Trama? Un po’ risicata, è vero. Ma rispetto alla location delimitata, quasi in stile “delitto nella stanza chiusa”, e al cast ridotto all’essenziale, la storia è coesa e affronta il tema centrale dei giovani mutanti (che è poi, da sempre, una metafora relativa all’adolescenza e alla diversità in generale): fare i conti con se stessi e con la ricerca del proprio posto nel mondo. Semmai ho trovato inutile e forzata la storia d’amore fra due dei personaggi, perché non cambia e non aggiunge nulla a tutto il resto; non c’entra neppure nulla con il fumetto originale, sembra appiccicata lì come se un elemento romantico fosse proprio necessario, ma insomma dice poco. Si poteva semmai giocare sul rapporto fra Rahne e Dani come è descritto nel fumetto, in cui la mutazione di Rahne in lupo attiva un labile contatto telepatico con la compagna di squadra.
Gli ambienti di New Mutants sono claustrofobici e oscuri, il Demone Orso è una minaccia che impaurisce a sufficienza: anche se, devo ripetermi, non raggiunge l’impatto che aveva avuto a suo tempo (1983) nei disegni del suo creatore grafico Bill Sienkiewicz, affiancati ai testi di un Chris Claremont in puro stato di grazia (a proposito, quel ciclo di storie è stato ristampato l’anno scorso nel volume Caccia mortale, edito da Panini Comics). Anche i carcerieri nei ricordi di Illyana, privi di volto e di identità, mettono una discreta inquietudine.
Insomma per me, tutto sommato, è un sì. Spiace solo che, con tutti i passaggi e contropassaggi di copyright tra Marvel e Sony, che danneggiano un mondo narrativo già abbastanza complicato, non sarà facile rivedere i personaggi nel Marvel Cinematic Universe; almeno, non in questa versione.