
La Ruota del Tempo è arrivata al finale della sua terza stagione, durata 8 episodi che Prime Video ha trasmesso con cadenza settimanale, e devo dire che è stato un bel viaggio.
Quando questa serie era iniziata, l’avevo trovata un po’ lenta, come se volesse prendersela comoda a entrare nel vivo delle vicende; in più, cominciava con una situazione scontata (giovani promettenti costretti a lasciare la loro casa) e con un mistero che tanto mistero non sembrava. Poi, verso la fine della prima stagione e col proseguire di tutta la seconda, le cose sono migliorate e, in questa terza stagione, il livello è rimasto notevole.
Fermo restando che ci saranno sempre la puntata più riuscita e quella meno riuscita, personalmente della Ruota del Tempo apprezzo sempre più la dimensione corale e il fatto che attorno a ognuno dei protagonisti (che già sono parecchi) si muova un cosmo umano numeroso, dove anche personaggi secondari hanno un senso e, anzi, personaggi che fino a un certo punto sembrano marginali trovano poi un sacco di spazio per evolversi e guadagnare importanza (una spanna sopra gli altri Elayne, ma citerei anche Alanna e i suoi due custodi, o quantomeno uno dei due). A questo proposito ho trovato che siano splendidamente gestiti i villain: Lanfear, Gaebril, Lindran e Moghedien hanno una complessità che supera di gran lunga, per esempio, quella del loro padrone Shai’tan.
In più, c’è un bel numero di svolte narrative e di sorprese riguardanti le motivazioni e gli obiettivi dei personaggi stessi. Quando ti sembra di aver imparato a conoscerne uno, ecco che salta fuori qualche nuovo elemento a cambiare le carte in tavola: magari prima ti sembrava buono e poi un traditore, o magari prima era un insopportabile superbo e poi invece viene fuori che quell’atteggiamento era solo una maschera per coprire delle fragilità. E poi ci sono i rapporti familiari, dove per famiglie intendo anche quelle per così dire adottive, sempre ambivalenti e complicati per definizione.
Mi interessano di meno le solite “crescite” dei personaggi più giovani e/o ingenui, quelli che si è già capito essere dotati di poteri pazzeschi ma di non saperli ancora governare, e quindi sappiamo fin dall’inizio che a un certo punto arriverà il loro momento di gloria: in qualche caso è già accaduto, in altri ci sarà ancora da pazientare, ma insomma è un tipo di narrazione ovvia. Gradirei moltissimo che, una volta svalicata questa fase inevitabile, anche per i protagonisti fosse possibile procedere verso una crescita caratteriale forse meno eclatante, ma più raffinata e imprevedibile. Quarta stagione, spero in te.
P.S. Sempre che la confermino, la quarta stagione, perché al momento tutto tace! Che je possino.