“Y l’ultimo uomo”, che peccato – Fantasy
Y l’ultimo uomo, la serie tv intendo, ha un destino incerto. Il network FX, che ha prodotto la prima stagione, ha dichiarato di non voler proseguire. La decima e ultima puntata è andata in onda la settimana scorsa, quindi la prima stagione è ora disponibile al completo su Disney+. Vale la pena di guardarla? Sì, ma con molte riserve.
La serie a fumetti di Y l’ultimo uomo, scritta da quel geniaccio di Brian K. Vaughan e disegnata da Pia Guerra, è una signora serie, una saga davvero coinvolgente, una distopia fenomenale. Invece la serie televisiva per ora ha tanti elementi interessanti, ma anche due grossi problemi. Di interessante ci sono l’idea, i personaggi, la dimensione corale, le ambientazioni, l’atmosfera. Mentre i due problemi belli grossi sono un protagonista che sembra un cretino e un ritmo che tende troppo spesso alla lentezza e alla pesantezza. Tranne che in alcuni casi, come l’episodio 1, nel quale si scatena l’evento tragico che dà inizio alla storia, e gli ultimi tre episodi, che convergono verso un climax destinato a culminare con l’affermazione assoluta di Nora, uno di quei personaggi interessanti di cui si diceva.
Trattandosi di una storia in cui l’intero genere maschile è stato eliminato dalla faccia della terra, il cast è quasi interamente composto da donne. Spicca fra le eccezioni il protagonista maschile, che è tale in quanto unico uomo sopravvissuto alla catastrofe. L’unica persona, sulla faccia della terra, che sia ancora portatrice del cromosoma Y.
Il problema è che Yorick non è solo quanto di più lontano possa esistere dall’idea di eroe o di personaggio maturo, il che avrebbe anche senso perché non sempre le grandi responsabilità cadono sulle persone più adatte, ed è giusto anzi doveroso che le fiction partano da un presupposto del genere. Yorick va oltre: è un ragazzo immaturo, viziato, infantile, senza carattere, senza spina dorsale. Un completo e autentico pirla. Buono come un pezzo di pane, di questo gli va dato atto: onesto, sincero, ben intenzionato. Attraversa una fase di crescita e maturazione nelle dieci puntate di questa prima stagione? Diciamo di sì… ma lenta, una crescita davvero lenta. Quasi sempre succube degli eventi, Yorick passa il tempo a combinare guai, a farsene tirare fuori e poi a chiedere scusa. Fino alla volta dopo. La mia idea è che se, volente o nolente, hai il futuro del genere umano nelle tue mani, se anzi in un certo senso sei il futuro del genere umano, maturi in fretta, ti rimbocchi le maniche e fai quello che ti viene detto di fare (da gente che ne sa molto più di te), zitto e buono.
Intendiamoci, non è l’unico personaggio combinaguai: c’è sua sorella, c’è la figlia del defunto Presidente degli Stati Uniti, ci sono ex-detenute, ci sono varie donne più o meno fuori di testa che Yorick incontra lungo il suo cammino. Quelle però hanno dei criteri, delle ostinazioni, del sangue freddo, delle tragedie personali all’interno della tragedia collettiva; hanno nervi fragili e tanti momenti di disperazione, ma anche la capacità di tirarsi su quando cadono. Yorick, invece, lui santo cielo verrebbe da sculacciarlo ogni due puntate, anche perché è costantemente messo a confronto con la donna più grintosa che esista – diciamo, per semplificare, la sua guardia del corpo. Di conseguenza l’empatia dello spettatore nei riguardi di Yorick cala, e insieme ad esso il coinvolgimento verso l’intera serie.
Più che per le traversie del protagonista, la serie si guarda per la distopia al femminile. Adesso che sono rimaste sole sulla faccia della terra, le donne stanno trovando modi per sopravvivere? Stanno ricostruendo un mondo migliore? Sorpresa: nì. Rivalità personali e politiche covano sotto la cenere e causano piccoli incendi. Scontento, disuguaglianza, tensione sociale: un contesto distopico può solo cambiare le cose in peggio e le reazioni non sono sempre delle migliori, anche se parliamo di una popolazione di sole donne.
Spiccano alcuni personaggi che trovano la loro strada basandosi sul buon senso (Jennifer Brown, la madre di Yorick e nuova Presidente degli USA, peraltro interpretata da Diane Lane che è parecchio brava), sul senso del dovere (l’Agente 355) oppure sulla disperazione da trasformare in forza (Nora Brady, il personaggio migliore in assoluto, magari potesse esistere uno spin-off tutto per lei). Se della serie venisse messa in cantiere una seconda stagione, la seguirei per le loro vicissitudini: la executive producer Eliza Clark ci sta lavorando, speriamo che trovi un nuovo canale a cui affidarsi. Gira voce che HBO Max sia interessata… secondo me, se raddrizzano un po’ Yorick può valerne la pena.