Un weekend allo Scrivere Festival
Ho passato lo scorso weekend a Macerata, in quanto iscritta allo Scrivere Festival organizzato dalla Confesercenti appunto di Macerata con l’imprescindibile collaborazione di Christina Assouad e Jonathan Arpetti. Esperienza molto positiva, ambiente familiare, evento ben organizzato: sono stata proprio bene.
Su dieci professionisti del settore presenti, avevo prenotato sette speed-date con editor e agenti letterari (ciascuno della durata di 10 minuti). Gli altri tre li avevo scartati sulla base di una serie di ragionamenti: quantità di tremarella mia, tipologia di autori rappresentati, comodità geografica per un eventuale contatto futuro anche a prescindere dal festival, ecc.
Ho incontrato persone gentili, costruttive, precise nel fare domande e nell’esporre dubbi. Davvero un’esperienza ottima, al di là di come ciascuno valuterà i materiali che ho lasciato in visione. Agli amici wannabe writer: se da qui a un annetto avrete qualcosa da proporre in giro, è un festival che consiglio caldamente. Potete tenerlo d’occhio e farvi un’idea anche dalla pagina Facebook.
Adesso mi considero in ferie almeno fino a domani sera (mi tiravo dietro una bella stanchezza, dopo mesi passati a scrivere e revisionare a tamburo battente, in più casa mia è ridotta a un accampamento visigoto), ma da giovedì riprendo a scrivere. Devo solo decidere a cosa dedicarmi fra i vari testi incompleti che ho nel PC, e di cui mi sono ripromessa di finire una parte consistente quest’anno. C’è l’imbarazzo della scelta: fantasy, steampunk, favola impegnata, quella-cosa-stramba-che-non-si-capisce, ecc. Se mi fermo perdo lo slancio.
Prima, però, ho pensato di annotare alcune frasi o domande, le più significative che ho trattenuto dagli speed-date con editor e agenti. Ogni colloquio mi ha lasciato uno spunto di riflessione, un dettaglio da approfondire per la prossima volta in cui mi capiterà di dovermi proporre: studia e impara! Li scrivo qui senza nomi e cognomi, perché non sono quelli a contare: sono i contenuti. Magari servono anche a qualcun altro.
1. “Mi hai spiegato le ragioni per cui hai preferito ambientare la storia in un luogo fittizio invece che in una città esistente: sono ragioni che comprendo, e fin qui ci siamo. Ma sei certa di aver caratterizzato a sufficienza questo luogo immaginario, in modo che sia concreto nella mente del lettore, che non rimanga impalpabile?”
Lezione: pensa a ogni minimo dettaglio, non solo su storia e personaggi, ma anche sugli elementi – in apparenza – più di contorno. Location, periodo storico, tempistiche, spostamenti. I dettagli e la coerenza costruiscono il mondo.
Esame di coscienza: mi ero posta il problema? Sì, e ci avevo lavorato. Spero abbastanza.
2. “Dei due romanzi che mi proponi, preferirei che tu mi parlassi di quello più mainstream. L’altro appartiene a un genere che in libreria inizia ad arrancare, non è nel suo momento migliore e in questo momento non ho davvero la possibilità di prenderlo in considerazione.”
Lezione: non studiare solo l’editore (che nel suo catalogo romanzi di quel genere può averne, ma bisogna vedere a quando risalgono); studia anche il mercato. Mia opinione: se hai due romanzi per le mani e, a parità di tuo interesse, uno dei due ha delle chance in più dal punto di vista commerciale, conviene partire da quello; se invece c’è una differenza sostanziale di interesse da parte tua nello scrivere l’uno invece dell’altro, e se la tua priorità è divertirti/appassionarti e non pubblicare/vendere, allora scrivi quello che ami di più (il mercato può aspettare).
Esame di coscienza: l’avevo studiato, il mercato? No. Solo l’editore. Male, Velma, la prossima volta devi applicarti di più.
3. “Nel momento in cui ti presenti a me proponendomi romanzi con queste tematiche, sfondi una porta aperta; nel nostro catalogo ci occupiamo spesso di questi argomenti.”
Lezione: studia bene i siti degli editori, i temi e i generi su cui insistono. Magari ce n’è uno che sembra fatto apposta per te (o più di uno).
Esame di coscienza: avevo studiato il catalogo di ogni editore? Sì, l’avevo fatto. Pacca sulla spalla.
4. “Quindi, a tuo avviso, lo stile è uno dei punti di forza del romanzo? È riconoscibile, ha una voce tutta sua?”
“Sì. Assolutamente sì.”
[Precisazione: in quel momento, per ragioni che non sto a spiegare, stavamo parlando del libro di un’altra persona, non è che me la tiro da sola con il mio stile.]
Lezione: ci sono editori (soprattutto quelli con un catalogo fortemente caratterizzato) per cui lo stile è un elemento fondamentale, più che per altri.
Esame di coscienza: avevo pensato a questo aspetto? No. Male, Velma, molto male. Era l’uovo di Colombo.
5. “Hai dato una buona presentazione dei tuoi due romanzi; ma soprattutto, bisogna capire se come taglio e argomenti sono adatti alla nostra casa editrice.”
Lezione: la coerenza con il catalogo dell’editore, la coerenza con il catalogo dell’editore, la coerenza con il catalogo dell’editore.
Esame di coscienza: ci avevo pensato? Sì, ma ho avuto la sensazione che sia un fattore di importanza capitale, mentre io gli avevo attribuito un’importanza “solo” notevole.
6. “La editor con cui hai parlato ieri ha ragione, questo genere al momento è in discesa. Però, da come mi hai presentato la storia, potrebbe anche non appartenere in modo così netto a quel genere. Se hai approfondito a sufficienza elementi come la psicologia dei personaggi e certi temi, magari a guardarla con un occhio più neutro potrebbe avere una sua spendibilità in altre direzioni.”
Lezione: attenta ad appiccicare le etichette. A volte sono necessarie e ti aiutano a rimanere in certi binari, che in quel momento sono comodi. Però, ogni tanto, fai un passo indietro e riesamina tutto da una prospettiva diversa (alla peggio, l’occhio di un’altra persona).
Esame di coscienza: lo avevo fatto, questo ragionamento? No. Tenere presente in futuro.
7. [con un sorrisone] “Da come me lo hai presentato, sarebbe perfetto per una serie tv!”
Lezione: ormai i riferimenti sono multimediali, non solo letterari. Si parla, e a volte si trova un terreno comune, in termini di spettacoli teatrali, film, serie tv, games.
Esame di coscienza: ci avevo pensato? Altroché. Infatti questo l’ho preso come un gran complimento e sono uscita da lì saltellando. Coraggio, Velma, almeno qualche ciambella è riuscita con il buco.