Echo, la serie tv – Fantascienza
Echo, la miniserie Marvel in 5 episodi dedicata a Maya Lopez, nipote adottiva di Kingpin e discendente di una stirpe Choctaw, è disponibile in streaming su Disney+ dal 10 gennaio e secondo me va “bevuta” tutta d’un fiato, magari in un pomeriggio di spudorato svacco televisivo.
Ne sono convinta per due motivi: anzitutto le sue caratteristiche seriali sono abbastanza limitate, per come si dipana la storia Echo sembra più un filmone di quattro ore o giù di lì. Inoltre le vicende iniziali si svolgono in modo un po’ caotico, come se ci fosse voluto un po’ di tempo a trovare il passo giusto e a chiarire le motivazioni dei vari personaggi: mi sa che, a interrompere la visione dopo una o due puntate, passa la voglia di vedere il resto, che invece merita.
La protagonista, dopo gli eventi raccontati nella miniserie Hawkeye (di cui avevo parlato in questo post), torna nella sua terra d’origine, l’Oklahoma, per l’esattezza nella piccola località di Tamaha. La storia segue da un lato il suo tentativo di prendere il controllo delle attività criminali che Kingpin ha organizzato in loco, e dall’altro la necessità di ricostruire un legame con ciò che resta della sua famiglia (infatti il nome in codice Echo si riferisce al risuonare, dentro di lei, delle generazioni che l’hanno preceduta). La parte più prettamente supereroica della storia vede Maya fare affidamento sui suoi poteri (memoria eiedetica e capacità di riprodurre le abilità altrui) e acquisirne di nuovi, che derivano dalla sua ascendenza Choctaw. Naturalmente restano immutate le peculiarità che ne fanno un esempio di inclusività: Echo è sordomuta e ha una gamba artificiale, reali caratteristiche della sua interprete Alaqua Cox.
Elementi negativi? Come dicevo poco fa, una certa indecisione iniziale nella direzione da far prendere alla storia e in alcune azioni, sia della protagonista che dei comprimari, non sempre comprensibili (prima fra tutte il fatto che Maya, tornando a Tamaha con intenzioni bellicose, mette ovviamente in pericolo le persone del posto che le sono rimaste care e nemmeno si pone il problema). Elementi positivi? Una parte finale più ragionata, la presenza di due guest-star di gran livello (Charlie Cox nel ruolo di Daredevil e Vincent D’Onofrio in quello di Kingpin), l’attenzione alla cultura Choctaw di cui la miniserie fornisce un assaggio interessante senza essere didascalico. Insomma: quattro ore lontane dal capolavoro, ma godibili.