Autobiografia: io, me stesso e il sottoscritto
Mi sono fatta l’idea (leggendo in giro, frequentando corsi, parlando con amici) che tante persone, soprattutto aspiranti scrittori, covino il sogno di scrivere e possibilmente pubblicare la propria autobiografia. Idea che, dico la verità, mi fa venire la pelle d’oca.
Ci sono delle domande che, secondo me, dovrebbe porsi chiunque abbia in mente di scrivere qualcosa (racconto, romanzo, poesia…) di autobiografico. Per esempio:
- La storia della mia vita è interessante anche per gli altri, oltre che per me?
– Voglio scriverla perché davvero la trovo interessante, o per puro narcisismo?
– Gli eventi che vorrei raccontare sono capitati solo a me o anche al resto del mondo?
– Sono capace di scrivere un’autobiografia senza che sembri un diario scolastico?
– Cosa voglio esorcizzare, scrivendola?
– Sono in grado di trovare il giusto equilibrio tra narrazione ed esorcismo?
– Quanto rischio di cadere nel patetico e nel melodrammatico?
– Siamo sicuri che non convenga parlare solo di un arco di tempo ridotto e ben preciso?
– Possibile che a qualcuno interessi com’era il mio vestitino della prima comunione?
– …o la mia pagella di terza media?
– …o il mio viaggio di nozze?
– Quante autobiografie ho letto, che ho trovato interessanti?
– Quante di personaggi affermati nei rispettivi ambienti? (moda, spettacolo, sport…)
– Quante di scrittori esordienti?
Ne parlavo l’altro giorno con un’amica che, l’anno scorso, ha vissuto un calvario non da poco. Scoperta di un tumore maligno al seno, intervento chirurgico, chemioterapia, radioterapia, terapia ormonale (che dovrà proseguire per qualche anno). Paure, esami ed effetti collaterali a non finire. Un bambino di tre anni che andava protetto da tutto questo. L’amica mi dice: “Per un po’ avevo pensato di buttare giù la storia di tutto quello che mi è capitato, poi mi sono resa conto che non importa quanto sia stata (e sia tuttora) un’esperienza allucinante, resta il fatto che pur non essendo troppo comune non è neanche unica. Sono stata una malata come altre migliaia di malati. Il mio percorso terapeutico assomiglia a quello di migliaia di altri percorsi. Perché mai qualcuno dovrebbe leggere una storia del genere, una mera cronaca di com’è andata?”
Probabilmente sta tutto qui: la mera cronaca.
Se vuoi esorcizzare qualche tuo demone e riesci a renderlo interessante, a contestualizzarlo, a metaforizzarlo, a farlo passare dallo stato di “tuo demone personale” a uno stato di “demone universale” adottando un taglio originale e significativo, bene. Ma se pensi che davvero del tuo vestito di prima comunione importi qualcosa a qualcuno, sei fuori strada.