10 pensieri su The Equalizer
Orbene, su Sky ho visto The Equalizer. Non la serie originale degli anni Ottanta, e nemmeno i due film con Denzel Washington, bensì il reboot 2021 della serie con Queen Latifah. E ho da dire quanto segue.
1. L’ingranaggio della serie è un misto di struttura verticale e orizzontale: un caso da risolvere in ogni puntata e una sottotrama, relativa alla vita privata della protagonista, che inizia con la prima puntata, si sviluppa blandamente nelle successive e arriva a un’escalation nell’ultima – con finale sospeso che prelude a una seconda stagione.
2. In effetti, la seconda stagione è già stata confermata.
3. La protagonista è simpatica, carina, sicura di sé, non perde un colpo, praticamente infallibile. Ma in linea con le tendenze odierne che evitano vecchi stereotipi: quindi è sulla cinquantina, nera, piazzatella.
4. I suoi due principali alleati sono stati costruiti anch’essi con la volontà di variare facce e tipologie: un nerd occhialuto e un’asiatica molto graziosa. Genio dei computer lui, tiratrice scelta lei. Poi c’è un terzo aiutante, un ex collega che fa, in sostanza, l’amicone bonazzo.
5. Il quarto alleato è il poliziotto buono: afroamericano, ligio alle regole, frustrato dalle occasioni in cui il “sistema” non lavora come dovrebbe. Insomma l’unico con un po’ di profondità (anche se il suo dilemma interiore viene messo talmente in primo piano che dopo un po’ diventa stucchevole).
6. La figlia adolescente (ripeto, A-DO-LE-SCEN-TE) è carina, intelligente, affettuosa, disponibile al dialogo, pronta a riconoscere i suoi torti. Praticamente un’aliena.
7. La zia saggia è simpatica, estroversa, moderna, giovanile e, appunto, saggia.
8. La serie originale io non l’ho mai vista, però lo spunto è lo stesso di A-Team: qualcuno a cui rivolgersi quando si è nei guai ma i canali normali non bastano o non funzionano.
9. Molte puntate si concludono con la protagonista che riceve lodi e ringraziamenti dalle persone che ha aiutato o salvato, e lei ricambia con un sorriso materno o un abbraccio.
10. Conclusione: per ritmo, ingranaggio narrativo e personaggi, la serie sembra uscita dritta dagli anni Ottanta, fatti salvi gli inevitabili aggiornamenti tecnologici. Un misto fra A-Team, MacGyver, Supercar, Charlie’s Angels e Magnum P.I., ma in salsa anni Duemila. Purissimo intrattenimento senza nessunissima pretesa, qualche frecciatina a temi sensibili della società contemporanea (gruppi complottisti, Black Lives Matter, #metoo, eccetera), trame semplici e momenti topici visti e stravisti…
…e quindi l’ho guardata stravolentieri! Adatta a chi vuole spaparanzarsi sul divano con un peccaminoso senso di relax, il desiderio di non pensare a temi deprimenti e il gusto di vedere la giusta dose di sparatorie, scazzottate e battute smart. ^__^