Ocean’s Eight – Buddy Women
Ocean’s Eight (2018, regia di Gary Ross) è uscito al cinema quattro giorni fa, l’ho visto appena possibile e conto di tornare a vederlo. È uno di quei film che incarnano il concetto stesso di Buddy Women: cameratismo e intesa, prima ancora che legami di affetto o di convenienza.
La trama è ben congegnata, anche se ricadendo in un genere ben preciso deve passare da una serie di tappe scontate: la fase di preparazione del mega-furto, la chiamata a raccolta delle partecipanti, gli stratagemmi tecnologici, le abilità specifiche di ogni singola collaboratrice, i piccoli plot twist che preludono al plot twist più grosso, e via dicendo. Però credo che la carta vincente del film sia soprattutto l’equilibrio con cui sono stati gestiti i personaggi, che sono tanti e spesso ingombranti. Stabilito che a capeggiare l’ensemble sono Sandra Bullock e Cate Blanchett, resta il fatto che certe co-star del calibro di Helena Bonham Carter, Anne Hathaway e peggio ancora Rihanna, una che ti diventa trending topic su Twitter un giorno sì e l’altro pure, fai un po’ fatica a tenerle nei ranghi e a evitare che le loro personalità debordino oltre il dovuto. Il problema è meno evidente nel caso delle altre tre componenti della banda (Awkwafina, Mindy Kaling e Sarah Paulson), però non sono le ultime arrivate nemmeno loro, insomma potevano volare le scintille.
Attenzione, da qui in poi ci sono degli spoiler: non procedere con la lettura se ti danno fastidio.
Invece niente, fila tutto che è una meraviglia. Otto personaggi, otto caratterizzazioni, nessuna che tiri fuori una performance sopra le righe, nessuna che lasci trapelare un “di più” che andrebbe a scapito del film in nome della propria rilevanza. Poi sì, qualche sbavatura, qualche forzatura nella trama (nessuno che pensi a indagare a fondo sulla persona che guarda un po’ ha casualmente ripescato dalla fontana la collana smarrita?), un certo eccesso nel gusto del plot twist a ripetizione, insomma anche in questo la falsariga dei precedenti Ocean si sente parecchio e culmina con la presenza (secondo me evitabile sforzandosi un po’) dell’acrobata Shaobo Qin nei panni di Yen. Però li considero peccati veniali. Per me, promosso a pieni voti.
Lo scambio di battute che ho preferito:
Amita (Mindy Kaling): “Non possiamo andarci e basta? Dobbiamo rubare per forza?”
Tutte le altre in coro: “Sì!!!”