La sex-talk con Mini-Velma
L’anno scorso, di questi tempi, la maestra di Mini-Velma ha annunciato di essere in dolce attesa; motivo per cui avrebbe completato l’anno scolastico ma poi sarebbe stata in maternità per l’anno successivo, e i bambini per la quinta elementare avrebbero avuto una maestra nuova.
Da quel giorno, Mini-Velma ha intensificato le occasioni in cui porgermi la classica domanda “come nascono i bambini?”, che già aveva tirato fuori varie volte insieme ad altri quesiti più o meno pertinenti, nati da un misto di frasi sentite da adulti, parole origliate da ragazzini più grandi, indizi forniti dalle bambine più scafate della classe (ce ne sono alcune che sono davvero delle signorine, si diceva una volta, mentre Mini-Velma, come indole e maturità emotiva, è più nella tipologia della patata lessa).
All’epoca, avendo la sensazione che sì, avrei anche potuto spiegarle la cosa per sommi capi, ma lei non sarebbe stata pronta neanche a quei sommi capi, le ho detto che doveva avere la pazienza di aspettare un annetto, che per quel momento doveva fidarsi della mamma e del suo giudizio, ma di lì a un anno le avrei detto tutto quello che voleva. È stato un po’ un azzardo: in fondo nessuno mi garantiva che in un anno la sua capacità di comprensione sarebbe maturata a tal punto da affrontare discorsi complicati, ma qualche segnale ce l’avevo, e infatti è andata bene.
Stamattina, appena sveglia, è corsa da me dicendo “mamma, è il primo di febbraio, è il giorno delle spiegazioni!”. E spiegazioni furono: una sex-talk in piena regola.
Naturalmente ho lasciato fuori un mucchio di roba, non tanto per imbarazzo o complessità, ma perché l’universo di tutto ciò che ruota intorno all’argomento “sesso” è così vasto che dovremo esplorarlo un po’ alla volta, cogliendo le occasioni giuste e i modi migliori per capire determinate questioni senza sparare giudizi e senza prendere posizioni, trattandosi di argomenti talmente delicati e personali da rendere praticamente impossibile mettersi nei panni di chiunque altro e delle sue scelte. Parole come “contraccezione”, “prima volta”, “prima – seconda – terza base – homerun”, “consenso” eccetera, hanno bisogno di essere contestualizzate e chiarite per bene, non è il genere di cosa che uno possa fare in un paio d’ore.
Però abbiamo cominciato, e sono felice di com’è andata. Io ho superato una serie di pudori e imbarazzi, lei è stata attenta e precisa nelle sue richieste di chiarimenti: senza andare troppo sul personale, per riguardo verso di me, e senza prenderla come un argomento su cui scherzare. Per me, sarebbe importante riuscire a educarla su questi temi seguendo due binari principali: quello che servirà a difenderla dai pericoli (malattie, marpioni, prevaricazioni, ecc) e quello che servirà a farle vivere l’intimità come una cosa piacevole e naturale da cui estromettere sensi di colpa, biasimo sociale, eccetera.
Questo non significa che io voglia incoraggiarla a vivere certe esperienze troppo presto: semplicemente voglio darle gli strumenti di cui avrà bisogno per trovare il momento giusto per lei, presto o tardi che sia, e viverlo al meglio. Vorrei che avesse difese e auto-consapevolezza a sufficienza per contrastare giudizi, pregiudizi, pettegolezzi e via dicendo, non solo per sé ma anche per gli altri, cosa per cui a volte serve una vera e propria armatura da guerriera, come quelle che corredano questa pagina.
Il tutto è più facile a dirsi che a farsi, però ecco, sono contenta di questi primi passi. A giorni inizieremo a guardare la serie tv Glee, che tra un numero musicale e l’altro tratta molti argomenti legati al tema “sesso e giovanissimi”: astinenza, promiscuità, gravidanze indesiderate, omosessualità, vita sessuale dei portatori di handicap… Una buona serie televisiva, guardata insieme alla mamma e/o al babbo con le opportune spiegazioni, può essere un ottimo veicolo di informazione e istruzione, e con sei stagioni a disposizione, senza fare inutili binge watching, ce n’è per quest’anno e per i prossimi. Vedremo come procederà questo percorso in famiglia.