La Ruota del Tempo, stagione 1 – Fantasy
La Ruota del Tempo, prima stagione, è giunta al suo epilogo. Avevo brevemente commentato la prima puntata in questo post su Facebook, adesso è tempo di recensire la stagione nel suo complesso di 8 episodi.
In quattro parole: godibile ma non appassionante. Tranne forse che negli ultimi due o tre episodi, non posso dire di aver smaniato in attesa che, ogni venerdì, Prime Video mettesse a disposizione una nuova puntata. E, purtroppo, un altro elemento a sfavore è che l’identità del protagonista misterioso di cui tutti sono alla ricerca, è abbastanza “telefonata” fin dall’inizio. A meno che non si tratti di una falsa pista, appositamente congegnata per trarre in inganno comprimari e spettatori… ma non sembra proprio. Per fortuna, non avendo ancora letto la saga originale di Robert Jordan, non mi rovinerò la sorpresa.
Quel ritmo troppo pacato, che mi ha reso difficile appassionarmi col cuore, mi ha però aiutata a gradire molto il lento evolversi delle relazioni fra i personaggi: nessun inverosimile colpo di fulmine, nessun innamoramento schiaffato lì “tanto per”. Per di più, tutti i rapporti amorosi sono conflittuali e proibiti: tra chi non può avere un partner perché deve (per così dire) prendere i voti, e chi deve nascondere il partner a causa di gerarchie, conflitti d’interesse e potenziali scandali, i problemi non sono pochi. E ovviamente ci lasciano con l’ansia di sapere cosa succederà quando i nodi verranno al pettine, perché è certo che prima o poi lo faranno.
Un altro elemento interessante è che ciascuno dei protagonisti ha ancora molto da rivelare e/o da scoprire del suo passato, del suo destino, delle sue origini, delle sue intenzioni. Questo, col tempo, causerà nuovi conflitti che andranno a complicare la trama portante. Perché, diciamolo, chi se ne importa del cattivone e dei suoi piani megacrudeli, l’interesse qui sta tutto nei singoli personaggi e nei loro dilemmi personali: Moiraine prima di tutti, divisa tra un’esteriorità imperturbabile e un amore impossibile, ma anche i cinque giovani fuggiti da Two Rivers, ciascuno dei quali ha davanti una strada per niente semplice.
A proposito di Moiraine: l’alterigia e il senso del dovere del personaggio rendono la recitazione di Rosamunde Pike meno brillante che in altri casi (consiglio con tutto il cuore, ad esempio, di guardare quella meraviglia di film che è I Care A Lot), ma il fuoco cova sotto la cenere. Basta notare certi sguardi, certe piccole alterazioni della voce: il talento di quella donna è impressionante, ha solo bisogno di più spazio. Fra gli altri interpreti non ne ho trovati di altrettanto convincenti, tranne forse quelli di due villain che, proprio in quanto tali, possono permettersi una recitazione meno controllata: Kate Fleetwod nel ruolo di Liandrin e Abdul Salis in quello di Eamon Valda.
L’ultimo episodio ha cambiato diverse cose, perfino rispetto agli elementi che sembravano più assodati. Anche la scena finale, che introduce nuovi e pericolosi personaggi, ha determinato un effetto cliffhanger niente male. Adesso sì che aspetto con ansia la stagione successiva: sono cambiate troppe carte in tavola, per rimanere indifferenti.