La Mostra della Grande Guerra al Passo Pordoi
Il mese scorso sono stata cinque giorni in vacanza in Val di Fassa e ne ho approfittato per visitare la Mostra della Grande Guerra allestita al Passo Pordoi, a due passi dalla stazione di partenza della funivia. Per chi fosse interessato, rimarrà aperta fino a ottobre, con orario 10:00 – 17:30. Altre info qui: https://www.facebook.com/museopassopordoi/
In esposizione si trovano qualcosa come tremila cimeli (d’accordo, per alcuni è facile fare numero, ad esempio le decine di scatolette di pesce che venivano fornite nelle razioni alimentari alle truppe, ma c’è davvero tantissimo materiale), suddivisi in grandi teche. Comprendono di tutto: armi, uniformi, munizioni, strumenti musicali, lettere, documenti, la ricostruzione di una trincea e di due baracche (una italiana e una austriaca). Alle pareti sono affissi pannelli esplicativi molto ben scritti, che contengono informazioni su soldati, ufficiali, battaglie e momenti fondamentali della Grande Guerra.
Ho chiesto se fosse disponibile un catalogo commentato e illustrato, ma pare non fosse ancora pronto (contatterò la sede della mostra fra un mesetto nella speranza che sia arrivato e che lo si possa acquistare per corrispondenza). In compenso ho scattato molte foto, disponibili su questa galleria di Pinterest se vuoi dare un’occhiata.
Per quel che mi riguarda, la mostra è stata un altro passettino verso una comprensione almeno minima della Prima Guerra Mondiale e del suo contesto storico (di questo mio recente interesse avevo parlato anche in questo post, riguardante la mostra sui soldati che dalla Grande Guerra uscirono con disturbi psichici gravi). Sulle Dolomiti vennero combattute diverse battaglie contro gli austriaci, in condizioni difficilissime per entrambe le fazioni che temevano il freddo e la neve più del nemico. Gran parte della documentazione fotografica riguarda i trasporti dei viveri, la cura degli animali, i tentativi di scaldarsi. Da un punto di vista meno legato alla storia e più all’immaginario, è stato interessante riscontrare come la tecnologia del primo Novecento, bellica e non, fosse caratterizzata da un’estetica che almeno in parte era stata molto ben immaginata e descritta dagli scrittori dell’Ottocento, i quali giustamente ne avevano visto le premesse e le prime applicazioni. È singolare come al giorno d’oggi esista un intero filone letterario, fumettistico e cinematografico, lo steampunk, dedito a recuperare proprio quell’estetica così particolare.
È passato poco più di un secolo dalla Grande Guerra e già tutto ci sembra così tanto antico da volerlo ricreare, come si fa con le rievocazioni di periodi storici ben più lontani. Ho visto spesso gruppi di cosplayer dediti allo steampunk e, durante la visita alla mostra, mi ritrovavo di fronte a binocoli, cronometri, occhiali da sci, stufe e altri oggetti di uso comune caratterizzati da quell’aspetto. L’ho vissuto come un corto circuito mentale: una sovrapposizione tra fantasia e storia che ho potuto toccare con mano e che tenterò di riversare nel romanzo steampunk su cui sono adesso al lavoro.