Jean Grey alias Fenice – Icone
Ci sono rimasta talmente male, con l’ultimo film degli X-Men, che mi sono andata a rileggere l’originale Saga di Fenice Nera, quella a fumetti, pubblicata negli anni Ottanta. E mi sono resa conto che la delusione dovuta al film è stata così potente perché il personaggio di Fenice, quello vero, per la narrativa a fumetti è un’icona vera e propria: non solo un personaggio ben riuscito, ma quasi un archetipo che ha avuto poi degli epigoni (ad esempio Sentry e Scarlet Witch per citarne due in casa Marvel), però secondo me mai con quella forza.
Attenzione, da qui in poi ci sono degli spoiler: non procedere con la lettura se ti danno fastidio.
La storia originale di Jean Grey alias Fenice, che divenne poi Fenice Nera, è stata stampata e ristampata moltissime volte: prima in albi mensili, poi il volumetti, poi in edizioni sempre più elaborate e lussuose. In origine, si snodò sulla collana Uncanny X-Men dal numero 129 al numero 138. La mutante Jean Grey, dotata di modeste facoltà telecinetiche, durante una missione acquisisce poteri immensamente superiori che, di avventura in avventura, fatica sempre più a tenere sotto controllo, fino al momento in cui la sua mente cede e scatena la trasformazione in Fenice Nera: una creatura di puro potere che si rende colpevole, fra le altre cose, di un genocidio ai danni della popolazione di un pianeta lontano. A quel punto l’impero alieno degli Shi-Ar, capeggiato dall’imperatrice Lilandra, entra in gioco per condannare a morte Fenice; ma gli X-Men, consci di poter aiutare Jean, resistono strenuamente finché, uno a uno, cadono sotto i colpi dei nemici. A quel punto è la stessa Jean a rendersi conto di quanto sia diventata pericolosa e incontrollabile, motivo per cui si uccide sotto gli occhi del fidanzato Scott.
All’epoca, il team creativo di Uncanny X-Men era composto da Chris Claremont e John Byrne: insieme decidevano la storia, poi lavoravano rispettivamente alle sceneggiature e ai disegni. A decidere l’epilogo della saga di Fenice, però, intervenne una terza figura: l’editor-in-chief Jim Shooter, che lavorò alla Marvel dal 1975 al 1987.
Shooter è un soggetto controverso che, durante il suo periodo alla Marvel, litigò con mezzo mondo e contestualmente plasmò la storia del fumetto made in USA. Era anche uno sceneggiatore, però dava il meglio di sé come editor implacabile e come stratega di politiche editoriali. Lo dimostra il fatto che la sua opera più nota, Guerre Segrete, è rimasta nella storia per la struttura da mega-crossover che all’epoca era quasi inedita, non certamente per lo spessore delle tematiche o per la gestione dei personaggi. D’altro canto, al momento di decidere come si sarebbe concluso l’arco narrativo di Fenice Nera, fu lui a imporre il finale drammatico che commosse l’intero fandon dei mutanti. Certo, a rileggerlo oggi, cioè a distanza di decenni, dopo tutte le morti e rinascite di vari personaggi tra cui la stessa Fenice, l’impatto non è più dirompente come lo fu allora; ma quella volta, senza sapere come la storia sarebbe stata in seguito ripresa e manipolata, fu la decisione presa da Starlin (in contrasto con i piani di Claremont e Byrne che avevano in mente un finale molto più soft) a rendere la saga di Fenice una pietra miliare.
Per chi volesse godersela oggi, l’edizione più completa è quella di 400 pagine pubblicata da Panini Comics nel settembre 2018 (costa un occhio della testa, però). Contiene non solo i numeri interessati di Uncanny X-Men ma anche una serie di altri episodi che, negli anni successivi al 1980, avevano fatto riferimento alla saga originale e ne avevano svelato retroscena o finali alternativi. In alternativa, una ricerchina su ebay ti porterà rapidamente a poter scegliere fra una delle tante altre ristampe (meno complete, ma contenenti almeno i momenti chiave) che si sono susseguite nel corso degli anni.