Il trailer di “Cats”
È appena uscito il trailer del film tratto dal musical Cats, di cui sono una estimatrice quasi fanatica da una ventina d’anni. L’avrò visto, boh, una cinquantina di volte (ma forse sono stata scarsa) fra Londra, resto dell’Inghilterra, Germania, Stati Uniti, Italia. Lo conosco come le mie tasche, ne so a memoria ogni singola canzone, ne ho studiato la storia, la genesi, il materiale originale, la biografia delle persone che ci hanno lavorato.
Ovviamente c’è tutta una serie di miei contatti sui social che si trova in grande agitazione: dagli entusiasti, agli scontenti, ai puristi che vedono tradita l’anima del musical. La mia opinione è la seguente.
Cats (il musical originale) ha una trama risicatissima, facciamocene una ragione: è in buona sostanza una suite, una presentazione di personaggi (ciascuno con la sua canzone dedicata) collegati a malapena da una storia edificante quanto vogliamo, ma esile esile. Per quel che mi riguarda, ciò non ne sminuisce il valore teatrale, anzi forse arriva addirittura a esaltarlo; ma in un film, credo proprio che si sia bisogno di una storia. Altrimenti meglio una ripresa dello show (e un DVD di questo genere già esiste, da molti anni, sebbene incompleto di un paio di numeri), o meglio ancora una diretta cinematografica, disponibile nelle sale in certe date, come peraltro è stato fatto con vari concerti, spettacoli, opere liriche. Ci sono musical con una storia talmente caratterizzata che basta “fotocopiarli” davanti alla macchina da presa per ottenere un buon film, per esempio Hairspray (che infatti a sua volta derivava da un film precedente); altri per cui è già più difficile, per esempio Chicago che ha una messa in scena molto particolare ma anche una trama solida; nel caso di Cats, c’è da ringraziare che lo abbiano anche solo vagamente ritenuto possibile.
Per quel che si intuisce dal trailer, chi si è occupato della sceneggiatura sembra aver inserito una storia delle più classiche: il personaggio giovane e inconsapevole (Victoria, la gatta bianca interpretata da Francesca Hayward) che viene introdotto a un mondo nuovo, dove qualcuno più anziano ed esperto di lui (la gattona anziana interpretata da Judy Dench) lo guida e gli spiega quel che c’è da sapere. Poi chissà quanto interferirà il cattivo (Macavity interpretato da Idris Elba), se ci sarà un percorso di formazione, se arriveranno dei plot twist e come, nel caso, si intersecheranno con i numeri musicali. Noto purtroppo un completo allontanamento dalle coreografie originali di quel genio che era stata Gillian Lynne, non solo nei numeri di danza ma anche nel fatto che certi personaggi si prendano per mano, quando in teoria sul palco le mani dei ballerini dovrebbero sempre stare chiuse “a zampa” o al massimo spalancate “ad artiglio” in caso di zuffa (e comunque neanche sul palco la regola viene sempre rispettata).
Ci sono degli interpreti famosi? Certo che ci sono, e suppongo che ben pochi di loro siano ballerini professionisti, eppure la cosa non mi procura fastidio. Questa è la versione cinematografica: è pensata per un pubblico diverso, ha un senso diverso, ha delle esigenze diverse. Quando uscì Chicago (il film), all’inizio c’erano quelli che protestavano perché Renée Zellweger non aveva mai ballato prima in vita sua, alla fine c’erano quelli che protestavano perché non credevano che Catherine Zeta-Jones avesse davvero ballato tutto e insistevano che si era servita di una controfigura, pur avendo in curriculum tutto quel che serviva (si decidessero, almeno). Se le persone del cast, fosse anche ripetendo la stessa scena mille volte finché non va bene, tirano fuori delle buone riprese, io sono a posto – al massimo sarò dispiaciuta per artisti meno noti che non saranno stati coinvolti, ma questo vale per qualunque produzione cinematografica. Mi preoccupano semmai la resa delle canzoni (quei pochi secondi di Memories nell’interpretazione di Jennifer Hudson non mi piacciono, non discuto la potenza vocale ma li trovo troppo “piagnucolati”) e il famigerato “digital fur”, non è che tutti i volti siano proprio ben riusciti, ma se la storia fila via bene potrebbe essere un problema meno rilevante di quanto mi sembri ora. Non so.
In definitiva, a me interessa il prodotto finale: se per il cinema e per il suo pubblico viene fuori un buon film, io sono a posto. Se viene fuori una schifezza, sarà una schifezza; ma la versione teatrale è comunque un’altra cosa, e considerati i presupposti di partenza penso sia giusto che rimanga un’altra cosa.