Farrah Fawcett – Icone 7
Da qualche tempo non parlavo delle mie icone preferite, ma oggi Farrah Fawcett avrebbe compiuto 70 anni (era nata il 2 febbraio del 1947) e credo che ci siano pochi volti così marchiati a fuoco nel mio immaginario.
Mi è tornata in mente dopo che mi è capitato di polemizzare con un’amica riguardo alla presunta “maledizione del 2016” sulle morti di tanti personaggi famosi. Pensavo che, se proprio dovessi pensare a un anno a me particolarmente antipatico da questo punto di vista, sarebbe il 2009, che nel giro di pochi giorni si è portato via sia Farrah Fawcett che Michael Jackson. E, confesso, nonostante sia consapevole di quanto il re del pop abbia significato per la cultura musicale contemporanea, la scomparsa di Farrah mi aveva intristita molto, ma molto di più. Immagino perché a volte nel cervello si innescano collegamenti e meccanismi – magari sciocchi, magari anche goliardici – che non vogliono sentire ragioni.
Quanto da ragazzina io sia stata legata al telefilm Charlie’s Angels, te lo avevo già raccontato in questo post. Farrah interpretava Jill, l’angelo più allegro, sportivo, vitale. Non il mio angelo preferito ma di sicuro quello che più bucava lo schermo: forse il sorriso a 1000 watt, forse i capelli, non so. Sta di fatto che poi, quando dalla seconda serie in poi il suo personaggio fu sostituito, quel viso così solare e comunicativo me lo ritrovai sull’etichetta del mio primo shampoo “da adulta”. Nel senso che, per i miei primi anni di vita, mia madre (che su certe cose è sempre stata un discreto sergente) mi aveva imposto il classico dei classici ovvero il Baby Shampoo Johnson, di cui ho un solo ricordo: quanto bruciava gli occhi! Poi, un giorno, mia sorella si presenta a casa con “lo shampoo di Farrah Fawcett” (davvero, l’etichetta italiana recitava proprio così), io lo provo e scopro che brucia di meno: finalmente avevo un’alternativa – e, di fronte a uno degli angeli di Charlie, mia madre si era rassegnata.
Un altro ricordo, molto più inquietante, che mi lega a quest’attrice riguarda la prima volta che, in televisione, mi capitò di sapere che ci sarebbe stato un film da lei interpretato. Mi presento puntuale davanti allo schermo, convinta – non so in base a cosa – che sarebbe stata una storia à la Charlie’s Angels, e mi ritrovo davanti Oltre Ogni Limite (in originale Extremities, 1983). Una roba trucida, che racconta la storia di una donna perseguitata da un uomo intenzionato a usarle violenza e poi a ucciderla. Beh, è stato il mio primo “contatto virtuale” con il concetto stesso di violenza sulle donne, di autodifesa, di iter giudiziario. Ogni volta che, crescendo, ho rivisto quello stesso film, ci ho capito qualcosina in più. [Attenzione: da qui in poi, spoiler] Soprattutto la parte in cui la protagonista, dopo aver neutralizzato l’aggressore, infierisce su di lui allo scopo di farlo confessare davanti a dei testimoni, unico modo per avere la certezza di vederlo finire in galera – e sappiamo quanto tuttora, in casi non solo drastici come questo ma anche e soprattutto più blandi, più sottili, per una donna non sia affatto facile convincere le autorità di cosa si subisce e ottenere giustizia.
Era un film straordinario? Girato con particolare talento? Recitato da un cast di prim’ordine? Mah, non credo. Ma ha contribuito a farmi crescere e a farmi capire che in questo mondo possono anche succedere certe cose contro cui, tuttora, cerco di fare la mia particina – ad esempio contribuendo all’organizzazione di questo evento (EDIT: in data 16 febbraio ho aggiunto il link, prima non lo avevo a disposizione) a fine mese:
Per la cronaca: ho continuato a usare quello shampoo finché non è uscito di produzione, e mai che ne abbia poi trovato un altro da usare con la stessa contentezza.