Accadde al ponte di Owl Creek, di Ambrose Bierce – Dentro il racconto
Accadde al ponte di Owl Creek è il titolo di un racconto di Ambrose Bierce, scrittore americano vissuto nella seconda metà dell’Ottocento. Dapprima cartografo per l’esercito americano del Nord durante la Guerra di Secessione, poi giornalista fra i più apprezzati del suo tempo, all’età di 71 anni scomparve misteriosamente nel 1913, in Messico, dove era stato inviato a documentare la guerra civile (erano i tempi di Pancho Villa ed Emiliano Zapata).
[“Dentro il racconto” è una rubrichetta aperiodica di questo blog, dedicata ai racconti di autori particolarmente abili in questo tipo di narrazione e all’analisi di alcuni fra i loro lavori meglio riusciti.]
Ambrose Bierce, la cui vena creativa fu significativamente influenzata da Edgar Allan Poe, è noto per aver scritto moltissimi racconti, alcuni di genere fantastico e altri più realistici, soprattutto quelli la cui materia umana arrivò dalla Guerra di Secessione. Tra questi, la raccolta Tales of Soldiers and Civilians (trad. it. Storie di Soldati, ed. Einaudi, 1976) da cui è tratto Accadde al Ponte di Owl Creek. Il titolo originale è An Occurrence at Owl Creek Bridge, ed è stato tradotto in italiano anche come Un avvenimento al Ponte di Owl Creek, ma nessuna delle due traduzioni credo renda del tutto il senso della parola “occurrence” che indica un evento senza particolare importanza, un’occorrenza, un caso qualsiasi. Insomma il titolo si potrebbe anche adattare in maniera più libera come “Una cosa che capitò presso il Ponte di Owl Creek”, per unire al significato letterale anche quel po’ di cinismo e di sarcasmo che furono sempre una cifra stilistica di Ambrose Bierce.
Accadde al ponte di Owl Creek è uno di quei racconti che ti portano in una certa direzione e si concludono invece con una sterzata, appositamente congegnata per spostare il punto di vista e il senso degli eventi raccontati fino a quel momento. Un po’ come il meraviglioso Un giorno ideale per i pescibanana di Salinger, del quale ho parlato per esteso in questo post.
È ambientato durante la Guerra di Secessione: c’è un’impiccagione in corso, i soldati dell’Unione hanno messo il cappio al collo di un civile sudista, colpevole di un’azione di sabotaggio. Il racconto descrive con estrema precisione tutto ciò che il condannato pensa e sente in quegli attimi cruciali, e poi tutto ciò che pensa e sente quando, per un improbabile caso del destino, ha l’occasione di fuggire. Il dibattersi nelle gelide acque del fiume, le pallottole che gli piovono intorno, l’interminabile corsa attraverso la foresta finché l’uomo riesce a raggiungere casa sua e la moglie, a cui non ha mai smesso di pensare.
E qui, succede qualcosa. O forse è già successa, ma a volte serve qualche attimo di troppo per comprendere tutto fino in fondo. La sterzata finale funziona particolarmente bene per tanti motivi: anzitutto il fatto che, all’inizio del racconto, il lettore è portato a empatizzare con il protagonista per varie ragioni; poi la descrizione puntuale ed efficace della fuga, che ci conduce ancora di più ad essere proprio dentro il racconto, a viverlo insieme al condannato e a provare le stesse sensazioni e speranze che prova lui; inoltre c’è una presenza radiosa e immersiva della natura che lo circonda, dal fiume agli insetti alle costellazioni nel cielo (anche quando sono stranamente diverse da come dovrebbero). Il finale ci scuote e ci costringe a dare una nuova interpretazione dell’intera storia, e la nostra soddisfazione di lettori arriva a livelli altissimi.
Da Accadde al ponte di Owl Creek (che è possibile leggere su vari siti online, basta inserire il titolo in Google) è stato tratto nel 1962 un cortometraggio con lo stesso titolo, per la regia di Robert Enrico, vincitore di premi prestigiosi e successivamente inserito nella serie tv Ai confini della realtà. C’è anche una superba versione a fumetti del racconto: la si trova nel numero 50 della serie Ken Parker, dove il protagonista incontra appunto Bierce il quale gli racconta quattro delle sue storie, tutte contenute in Storie di Soldati. Una perla all’interno di quell’intera collana di perle che è il Ken Parker di Giancarlo Berardi e di Ivo Milazzo (ma anche, in questo specifico caso, di altri disegnatori che hanno contribuito alla struttura antologica del cinquantesimo episodio).