
Sender Prager è un racconto diviso in cinque parti, scritto da Israel Joshua Singer nel 1935 e pubblicato da Adelphi nel 2015 in un bel librino con la copertina rossa.
[“Librini” è una rubrichetta aperiodica di questo blog, dedicata a volumetti super-agili da leggere d’un fiato.]
Fratello del più celebre Isaac Bashevis Singer, l’autore di Sender Prager è un ebreo polacco che ama raccontare le tradizioni e lo stile di vita del suo popolo, tant’è vero che collabora con vari giornali e riviste yiddish. Infatti il protagonista del racconto, Sender, è un ebreo che ha passato la quarantina, possiede un ristorante ben avviato e fa la vita dello scapolone impenitente. In particolare, pur non essendo granché prestante, seduce una dietro l’altra le cuoche e le cameriere del ristorante, ciascuna delle quali sa di essere solo un’avventura ma sotto sotto cova il desiderio che per lei sia diverso, che proprio lei possa diventare quella che Sender alla fine sposerà.
Il tempo passa e Sender continua a vivere la sua vita. Ma a un certo punto, vuoi perché arrivano i primi capelli bianchi, vuoi per le pressioni sociali tra cui spicca quella del rabbino locale, si decide a prendere moglie. È proprio il rabbino a presentargli la futura sposa, una illibata giovane di buona famiglia (perché Sender è andato a donne un giorno sì e l’altro pure, ma la sposa ovviamente la vuole illibata). Partono i preparativi, le spese, gli obblighi di rito, ed è già da qui che le cose iniziano a non funzionare. Sender si ritroverà con una neo-famiglia invadente, una sposa che illibata non era, e nel complesso la continua sensazione di aver ricevuto una solenne fregatura, quando prima stava tanto bene.
Senza riassumere come e quanto le cose peggioreranno per lui, mi piace far presente che Singer ha una prosa talmente diretta, quasi cronachistica, che lascia al lettore tutto il gusto di trarre le sue conclusioni su come e perché la vita di Sender Prager finisca per andare a rotoli. Io vedo il dramma nell’abbandono della propria identità, nel costringersi a indossare dei panni ai quali non ci si sente adatti, solo perché la comunità lo chiede, la gente guarda male, le autorità storcono il naso.
E anzi rincarerei la dose: se anche Sender avesse trovato la sposa più pura del mondo e la famiglia acquisita più amabile, sarebbe stato felice come lo era prima? Non avrebbe comunque pagato il prezzo di una scelta che non avrebbe mai voluto fare, e dell’insoddisfazione verso se stesso per averla comunque fatta? Quanto ci si può (più o meno consapevolmente) disprezzare e forse anche punire, per aver rinnegato la propria identità in nome delle preferenze altrui?
Io ho trovato Sender Prager un librino davvero godibile, con tocchi ironici e altri grotteschi, scritto da una bella penna. Lo consiglio non come il capolavoro di una vita (insomma non è un pezzo da novanta come Il silenzio del mare, per capirci), ma di sicuro come una lettura che dà soddisfazione per la sua compiutezza e linearità.