
Pianetapesante è un racconto di Milton A. Rothman, pubblicato per la prima volta nel 1939 sulla rivista Astounding Science Fiction sotto lo pseudonimo di Lee Gregor.
[“Dentro il racconto” è una rubrichetta aperiodica di questo blog, dedicata ai racconti di autori particolarmente abili in questo tipo di narrazione e all’analisi di alcuni fra i loro lavori meglio riusciti.]
Anche questo racconto, come quelli che ho trattato negli ultimi mesi, fa parte dell’Antologia Scolastica curata da Isaac Asimov nel 1971 e dedicata a racconti di fantascienza con una forte componente scientifica o almeno pseudo-scienticica. Nel caso di questo autore, Asimov poteva andare abbastanza sul sicuro, infatti il suo mestiere principale non era lo scrittore bensì il fisico nucleare, nonché professore di scienze al college. Forse è questo il motivo per cui, soprattutto a inizio carriera, aveva preferito pubblicare sotto pseudonimo: per tenere distinte le due attività (e, magari, anche per evitare qualche occhiataccia dai colleghi più ingessati).
Pianetapesante (scritto proprio così in questa specifica traduzione, tutto attaccato, anche se in originale era Heavy Planet scritto normalmente) narra la breve ma intensa avventura di Ennis, un marinaio, o forse un ufficiale di marina o qualcosa del genere, che durante una bufera si imbatte in un relitto alieno e deve non solo esplorarlo ma anche evitare che cada nelle mani sbagliate. Storia dinamica e ben scritta ma nulla di straordinario dal mero punto di vista della trama, c’è semplicemente questo poveretto che fa avanti e indietro da un capo all’altro del relitto cercando di sfuggire ai cattivi o di coglierli di sorpresa.
La particolarità sta nel fatto che il protagonista non è terreste e che la vicenda si svolge su un pianeta in cui la forza di gravità e la pressione dell’atmosfera sono molto più intense che sulla Terra, quindi il vascello alieno, che invece è proprio terrestre (o almeno così l’autore lascia intuire), tende a deformarsi e a disgregarsi sotto sollecitazioni così esageratamente più forti rispetto a quelle del suo mondo di partenza. Quanto ad Ennis, l’autore lo definisce un uomo tozzo e muscoloso, come forse ci si aspetta da un essere vivente nato su un pianeta del genere (una specie di Giove).
Come giustamente fa notare Asimov nel suo commento, il mondo è pieno (e lo era anche negli anni Trenta) di storie ambientate sulla Luna o su pianeti dalla gravità più bassa rispetto a quella della Terra, dove gli astronauti vanno avanti a balzelloni; con Pianetapesante, Rothman sperimenta la versione opposta, dove la gravità attira oggetti ed esseri viventi senza quasi permettere loro di lasciare il suolo. Speculazione fanta-scientifica, insomma.
Il racconto ha diverse traduzioni italiane, l’ultima delle quali risale al 2007 (in Le grandi storie della SF vol. 2, collana Urania Collezione 049). È anche stato pubblicato online, disponibile per chi si fosse incuriosito.