SHALIMAR FROST
Shalimar è un personaggio fondamentale di The Silent Force, anzi il personaggio da cui tutto nasce. È una Detector, ovvero una Gaijin il cui Talento consiste nel percepire il Sangue Gaijin nelle altre persone. Ma, più delle sue capacità, sono il suo spirito e la sua fierezza a caratterizzarla. Prima ufficiale dell’Esercito, poi comandante della Guardia Imperiale, infine docente presso l’Accademia Della Spada, è una figura di riferimento per molti cadetti e ufficiali, uno dei rari punti saldi in un tempo e un luogo che attraversano una profonda crisi di valori e di identità.
Ho passato molto tempo a immaginare Shalimar e a discuterne con Afterlaughs, alla quale è spettato per prima l’arduo compito di studiarne l’aspetto fisico. Questo è uno stralcio di un messaggio che le avevo mandato, dal quale credo si comprenda il genere di personaggio e quindi l’importanza che riveste nel romanzo:
“Servirebbe un’acconciatura non troppo elaborata, perché Shalimar è una persona pratica, che si prende cura di sé ma non passa molto tempo ad acconciarsi (in fondo è pur sempre un militare). Per le espressioni e il portamento: un tipo serio, determinato, limpido, protettivo – anche se a volte impulsivo e ostinato. La sorella maggiore che tutti vorremmo avere nella vita, o il genere di insegnante che ogni studente prima o poi dovrebbe incontrare. A volte allegra, affettuosa e compagnona, ma sempre con un fondo di malinconia, di incertezza. Una di quelle persone che per eccesso di scrupolo passano ore a chiedersi se hanno agito bene, preso le decisioni giuste, dato tutto ciò che potevano.”
Primo piano e studio per figura intera by Afterlaughs.
Caffyn attese che il sergente avesse finito di trascrivere, poi proseguì.
«Sul tuo Talento non c’è molto da segnalare. Resta solamente da stabilirne l’entità. Capitano Frost?» disse, indicandole il nuovo cadetto.
La donna si avvicinò e Mìkhalik la osservò con attenzione. Se l’aspettava diversa. Più alta, probabilmente, e più bella. Una sorta di creatura ultraterrena. Invece aveva un viso grazioso, eppure stranamente… umano. E poi, con tutto quello che si raccontava di lei e delle sue gesta, se l’era immaginata con un bel po’ di anni sulle spalle. Al contrario, sembrava sua coetanea, se non addirittura più giovane.
«Dammi la mano» gli disse.
Lui allungò la mano destra, lei la prese fra le sue. Restò immobile per alcuni istanti, poi corrugò la fronte, interdetta. Gli passò i polpastrelli sulle dita, sulle nocche, sul polso. Stringeva leggermente, poi lasciava la presa, poi stringeva di nuovo. Ripeté l’operazione più volte. Alla fine, scosse la testa e si rivolse a Caffyn.
«Quest’uomo non è un Gaijin. »
[The Silent Force – romanzo inedito]