Odissea su Marte, di Stanley G. Weinbaum

Veduta di Marte, il pianeta rosso
Veduta di Marte, il pianeta rosso

C’era una volta il libroOdissea su Marte è un racconto di Stanley G. Weinbaum, contenuto nel volume Antologia scolastica curato nel 1971 da Isaac Asimov (quello che ho acquistato un paio d’anni fa, con enorme soddisfazione, a C’era una volta il libro).

[“Dentro il racconto” è una rubrichetta aperiodica di questo blog, dedicata a brevi analisi di racconti di vari autori; per le prossime 15 puntate, si occuperà dei testi scelti da Asimov per la sua Antologia scolastica.]

Stanley G. WeinbaumIl racconto risale al 1934… il che vuol dire che parliamo di 90 anni fa! Ma, prima considerazione, fila che è un piacere. È dinamico, brioso, ha un ritmo brillante. L’oggetto del racconto è un viaggio, non a caso troviamo la parola Odissea nel titolo, quindi un argomento che rientra fra i grandi topos narrativi di ogni tempo. In questo caso, si parte bene fin dall’inizio perché l’astronauta protagonista si trova in un bel guaio, e per uscirne deve percorrere 65 chilometri al giorno per venti giorni: l’empatia da parte del lettore è garantita.

Inoltre, Weinbaum adotta due stratagemmi brillanti. Il primo è affidare il racconto proprio alle parole dell’astronauta che ha vissuto quel viaggio in prima persona, e interrompere di quando in quando la narrazione con i commenti dei colleghi: da quello entusiasta, che trova nella testimonianza dell’amico le agognate conferme alle sue teorie scientifiche, a quello antipatico e scettico, che mette continuamente in discussione la testimonianza stessa. Il secondo stratagemma è assegnare all’astronauta narratore una “spalla” marziana, una creatura senziente vagamente simile a uno struzzo e con una gran voglia di fare amicizia (mi ha ricordato il “beccaccino” del film Up).

Un'odissea marziana, nell'edizione Delos Books

Nel suo commento al racconto, Asimov esprime un giudizio molto lusinghiero. Soprattutto, fa notare che Odissea su Marte “fu uno dei primi racconti di fantascienza in cui degli esseri extraterrestri venivano descritti realisticamente, e cioè come esseri realmente e radicalmente diversi da noi” (p. 35). Insomma niente principesse spaziali o omini verdi con le antenne, ma creature con forme bizzarre e abitudini incomprensibili.

Un’ultima considerazione: oltre alle creature, ai luoghi e ai pericoli in cui l’astronauta si imbatte in compagnia dello “struzzo”, in questa Odissea l’autore si prende anche un po’ di spazio, nelle ultime pagine, per inserire un finale a sorpresa che strappa il sorriso. Davvero un racconto ben riuscito, che a quanto ne so fece furore al tempo della sua prima pubblicazione. Per chi volesse leggerlo, è disponibile nel catalogo Delos Books con il titolo Un’odissea marziana: il volumetto comprende anche il seguito, La valle dei sogni.

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