
Nella quarta dimensione, di Cixin Liu (ed. Mondadori), è il terzo e ultimo romanzo della trilogia Memoria del passato della Terra, il megacapolavoro da cui è tratta la serie Netflix che ha preso il titolo dal primo dei tre romanzi, Il problema dei tre corpi.
Nell’ultimo paio d’anni ho letto anche i primi due libri, appunto Il problema dei tre corpi e poi La materia del cosmo, che mi hanno impressionata per la profondità, l’accuratezza del worldbuilding e la capacità di Cixin Liu di mettere in connessione la grande Storia dell’umanità, antica e futura, con le piccole storie dei singoli esseri umani. Ma con Nella quarta dimensione, secondo me si raggiunge un altro livello!
Inizio con l’esporre l’unica cosa che non mi ha convinta del tutto, ovvero la protagonista Cheng Xin, che trovo abbia pochi momenti di vera “decisionalità”, dove cioè le sue azioni imprimono delle sterzate alla storia, e troppi momenti in cui ha un ruolo passivo. In compenso ha una straordinaria capacità di decifrare gli eventi, quindi di darne a noi lettori delle chiavi interpretative, e rappresenta i lati più generosi, responsabili e comprensivi del genere umano. Le sue scelte vanno spesso controcorrente, vuoi nei rapporti con gli altri personaggi (Sofone, Luo Ji, Wade…), che spesso sono più “tosti” di lei, vuoi nelle decisioni capitali che deve prendere. Forse, quel suo essere sballottata da un evento all’altro (complice un certo numero di ibernazioni che le permettono di vivere in numerose epoche) intende rappresentare una condizione umana diffusa, che trova un apice nel senso di colpa e di inadeguatezza.
Tolto questo dente, posso dire che tutti gli elementi che mi avevano colpita nei primi due libri si ripresentano con un’intensità ancora maggiore, mentre la miseria e la nobiltà del genere umano si alternano e si fondono in un affresco sempre più vivido. I pericoli che minacciano la Terra e i tentativi di garantire la sussistenza dell’umanità si susseguono in modo vorticoso e vanno a toccare sensazioni e pensieri molto diversi fra loro. Ci sono menzioni di Edgar Allan Poe e di Via col vento, personaggi un attimo prima acclamati come eroi e un attimo dopo perseguitati come criminali, descrizioni di teorie scientifiche complicatissime, fiabe dal sapore antico che nascondono messaggi in codice criptati su due o più livelli, situazioni che sembrano una versione futurista e più estrema del panico che colse gli ascoltatori della CBS quando nel 1938 trasmise La Guerra dei Mondi recitata da Orson Welles.
Inoltre, e questo caratterizza le migliori opere di fantascienza, Nella quarta dimensione ha la capacità di mettere in scena situazioni che sembrano vere e proprie previsioni del futuro, e intendo il nostro stesso futuro, non quello distante secoli. La prima pubblicazione del romanzo risale al 2010, quindi ben prima degli eventi geopolitici che hanno caratterizzato la storia europea e mediorientale degli ultimi 3 o 4 anni. Eppure nel libro troviamo passaggi come questo: “I cadaveri ideologici della storia, incluso il fascismo, strisciarono fuori dalle loro tombe, riaffiorarono in superficie e presero il sopravvento. Anche le religioni riacquistarono vigore, e la gente ricominciò a aderire a diversi culti e fedi. E così, la teocrazia, un morto vivente ancora più antico del totalitarismo, tornò in vita” (p. 238). Da brividi.
L’altro tema che Cixin Liu semina fra le pagine di Nella quarta dimensione, in modo più frequente ed esplicito rispetto ai primi due libri, è il contributo del caso alla Storia. Non come deus ex-machina narrativo, ma proprio come combinazione, coincidenza, quella cosa che a volte, per quanto raramente, succede e orienta il corso degli eventi. Mette così in luce il fatto che l’umanità non ha il controllo su ogni cosa, come vorrebbe, a prescindere dal suo avanzamento economico e scientifico: siamo accrocchi di molecole sparse in un mondo sterminato che obbedisce alle leggi della fisica, e fra i miliardi di conseguenze di queste leggi ce ne sono alcune che non sappiamo interpretare in altro modo che come mere casualità: dobbiamo farci i conti, nel bene o nel male, e ricordare quanto siamo piccoli davanti all’Universo.