
L’Uomo Che Vedeva Gli Atomi è un romanzo di Murray Leinster del 1958, ma sono anche tre racconti, scritti dal medesimo autore una decina di anni prima. Anzi, sono quattro. Cioè… adesso mi spiego.
Nel 1947, Murray Leinster, prolificissimo autore di fantascienza, pubblica tre racconti molto divertenti sulla rivista Thrilling Wonder Stories, tutti dedicati a una bizzarra coppia di personaggi: il fisico David Murfree e il meccanico Bud Gregory. I racconti riscuotono successo e l’autore pensa, nel 1958, di ripubblicarli fondendoli in una storia unica, appunto L’Uomo Che Vedeva Gli Atomi, romanzo più volte ristampato in lingua originale e nelle sue traduzioni in giro per il mondo.
Ma chi sono David Murfree e Bud Gregory? Il primo è una persona assennata e responsabile, che lavora per il governo americano in un ruolo marginale ed è piuttosto sottovalutato dai suoi superiori; il secondo è un pigrone scansafatiche con un talento straordinario per la meccanica, che nella sua officina lavora lo stretto indispensabile per tirare su qualche dollaro al giorno con cui campare, lui e la sua famiglia. Le sue massime ambizioni sono andare a pesca, bere birra e starsene in pace senza nessuno che lo disturbi.
Il problema è che Bud Gregory ha ben più che un gran talento per la meccanica: ha una specie di dono miracoloso che gli permette di intuire e quasi di “vedere”, anche se non sa di preciso come, la struttura stessa della materia: atomi e molecole, elettroni, flussi di energia. Perciò, quando gli USA diventano i bersagli di pericolosissime radiazioni atomiche (generate vuoi per errore da un esperimento andato male, vuoi intenzionalmente da una potenza straniera aggressiva), è il solo a poter risolvere il problema in tempi brevi. Se non fosse che non ne ha voglia. E il povero dottor Murfree, che una prima volta si è imbattuto in Bud casualmente, a ogni emergenza deve rintracciarlo, corrergli dietro per mezzo Paese e infine, cosa più difficile, farlo lavorare, cosicché costruisca uno di quei suoi mirabolanti aggeggi che possono risolvere le cose.
Da tutto ciò nascono tante situazioni buffe, insieme a paradossi e spiegazioni scientifiche da morir dal ridere: è proprio quel tipo di fantascienza ingenua degli anni Cinquanta, pensata come puro intrattenimento e senza la pretesa di fare speculazione sociale o scientifica. Direi anzi che la cosa più interessante non sono i marchingegni di Bud, ma la continua contrattazione fra i due, con Bud che cerca disperatamente di farsi gli affari suoi e Murfree che si scervella per convincerlo. A dirla tutta, il motivo per cui avevo pensato di leggere L’Uomo Che Vedeva Gli Atomi era il desiderio di vedere se i tre racconti originali fossero ben fusi nel romanzo oppure se si notasse una sorta di struttura a puntate. Con mia sorpresa, non solo ho individuato le “puntate” (non è difficile), ma ne ho individuate quattro invece di tre, e a quel punto credevo di non aver capito nulla.
Invece… sorpresa: indagando meglio su quel romanzo, ho scoperto che nel nel 1948 Leinster aveva pubblicato un quarto racconto intitolato The Seven Temporary Moons (tradotto letteralmente: Le sette lune temporanee) con la strana coppia di personaggi; solo che per qualche motivo non lo aveva inserito nell’Uomo Che Vedeva Gli Atomi del 1958. Poi a quanto pare ci ha ripensato, tant’è vero che nella mia traduzione, che è del 1979, la storia con le sette lune c’è. Chissà in quale delle tante ristampe del romanzo Leinster ha pensato di aggiungere anche quel quarto racconto, al termine dei quale finalmente Bud ha i suoi dieci dollari al giorno garantiti, senza più dover muovere un dito.