
Il silenzio del mare è un racconto brevissimo, scritto da Jean Bruller sotto lo pseudonimo di Vercors e pubblicato nel 1942 da una piccola casa editrice clandestina, le Éditions de Minuit. Ebbe un successo folgorante, nella Francia occupata dai nazisti e anche nei decenni seguenti.
[“Librini” è una rubrichetta aperiodica di questo blog, dedicata a volumetti super-agili da leggere d’un fiato.]
La storia è molto semplice, ma ha un altissimo valore simbolico. Parla di un ufficiale tedesco, Werner Von Ebrennac, che riceve l’ordine di stabilirsi per un certo periodo in Francia. Gli viene assegnato un alloggio: una camera all’interno della casa di un anziano signore che vive con sua nipote. Ma quella che potrebbe diventare una convivenza fatta di brutalità e sottomissione si rivela in realtà pacifica e civile. Fin troppo civile, potrei dire.
Werner, infatti, non ricade affatto nello stereotipo dell’ufficiale nazista prepotente. È una persona colta e gentile, che comprende il disagio dei padroni di casa e vorrebbe fare il possibile per rendere la sua presenza magari non gradita, ma sopportabile. Cerca di intrattenersi con loro, parla di musica e di letteratura, dichiara la sua ammirazione per la Francia e la sua cultura, i suoi artisti e pensatori. Ogni singolo giorno, porta avanti questo tentativo di fare conversazione e di instaurare un rapporto umano con nonno e nipote. Entrambi, però, reagiscono con assoluto silenzio. Soprattutto la ragazza, che svolge i suoi doveri di padrona di casa ma non degna mai di una parola il suo ospite.
Il silenzio è cioè l’unica arma a disposizione dei civili per esprimere la loro contrarietà e il loro disprezzo nei confronti dell’invasore straniero, portatore inoltre di una cultura violenta e distruttiva come quella del Terzo Reich. Pesa che a subire questo trattamento silenzioso sia un ufficiale che violento e distruttivo non è, un idealista convinto in buona fede che l’invasione tedesca della Francia sia solo un passaggio obbligato in vista di un nuovo fiorire di entrambe le nazioni, in un futuro clima di grande amicizia. La verità arriverà brutale anche per lui, e sarà forse il primo e unico momento in cui la ragazza non lo ignorerà del tutto.
Il silenzio del mare a me è piaciuto moltissimo, scorre via in un attimo, i primi capitoli veloci come il vento, l’ottavo un po’ più riflessivo, con un ritmo più lento e pesante, che accompagna la presa di coscienza di Werner. Werner mi ha ricordato Konradin von Hohenfels, il coprotagonista dell’Amico ritrovato di Fred Uhlman: idealisti, sognatori, ingannati dalla loro stessa patria, subiscono le conseguenze della Storia quasi quanto i perseguitati e i sottomessi (e per un altro “librino” in tema di Seconda Guerra Mondiale, nazismo e oppressi, v. questo post).