Il gatto che aveva perso la coda

Illustrazione dal Gatto che aveva perso la coda
Illustrazione dal Gatto che aveva perso la coda

Il gatto che aveva perso la coda è un librino per bambini, non recente. Infatti la sua prima uscita risale al 2010, ma a quanto vedo cercando online è ancora disponibile per l’acquisto. L’editore è Carthusia, gli autori sono Emanuela Nava, Gabriele Carabelli, Annalisa Beghelli e Sarah Frasca.

[“Librini” è una rubrichetta aperiodica di questo blog, dedicata a volumetti super-agili da leggere d’un fiato.]

Illustrazione dal Gatto che aveva perso la codaPerché ho voluto parlarne? Un po’ perché oggi, 17 febbraio, è la Festa Nazionale del Gatto (da non confondere con la Giornata Internazionale del Gatto che cade l’8 agosto), ma soprattutto perché è una bella opera di fantascienza per lettori molto piccoli (a partire dai 3 anni), il che già sarebbe motivo di merito, con l’aggiunta di una finalità benefica importante. Il gatto che aveva perso la coda è infatti un racconto pensato per accompagnare i bambini malati di tumore durante il loro percorso di terapie e cure, facendo loro conoscere un personaggio tenero, ovvero un gatto un po’ impacciato, al quale capita una cosa molto brutta: si ritrova senza coda.

Da qui in poi, il piccolo lettore segue il gatto lungo il viaggio spaziale che deve intraprendere per trovare una nuova coda, che a quanto pare sulla Terra non è reperibile. Il gatto all’inizio non è molto fiducioso, teme di dover affrontare una prova superiore alle sue forze, ma poi accetta l’incoraggiamento di altri personaggi che gli danno una mano (a procurarsi un’astronave, a costruirgli un casco da astronauta, a suggerirgli pianeti o satelliti su cui cercare la coda) e, pur incappando in alcune delusioni, giunge infine In Capo Al Mondo, e lì ottiene una coda non più da semplice micio, ma da tigre, perché affrontando quel viaggio è diventato forte e coraggioso.

Copertina del Gatto che aveva perso la codaLa parte che più mi colpisce del Gatto che aveva perso la coda è una frase ricorrente, che leggiamo ad ogni tappa del micio, quando l’ostacolo di turno gli mette paura. “Il gatto era piccolo, ma indossava il casco. Un casco da eroe spaziale.” Sembra davvero di vedere, al posto di quel gatto, un bambino affetto da una brutta malattia, che ha bisogno di coraggio e fiducia in se stesso. E bambini che si trovano in quel genere di situazione se la meritano sì, la coda da tigre.

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