
I piccoli Eterni è un fumetto, anzi più un racconto illustrato, di Jill Thompson uscito nel 2001: una delle tante pubblicazioni nate dall’universo narrativo del Sandman di Neil Gaiman.
La storia è molto esile e racconta il viaggio del cagnolino Barnaba alla ricerca della sua padroncina, l’entità immortale Delirio, che ha perso per l’ennesima volta. E siccome Delirio è un’entità mistica di infinito potere ma anche una ragazzina dalla sanità mentale disastrata, capace di mettersi in pericolo in un attimo, Barnaba deve ritrovarla il prima possibile. A questo scopo il cagnetto attraversa tutti i regni degli Eterni, cioè i fratelli e le sorelle di Delirio, con il timore di chi deve approcciarsi a quelle arcane e imprevedibili creature, e il coraggio di un amico fedele deciso a compiere il suo dovere.
La storia è narrata con le tappe (inclusi vari oggetti magici) e lo stile di una fiaba: “C’era una volta, in un reame color gelato, una piccola principessa di nome Delirio, sempre in compagnia del suo cane Barnaba…”, come fosse rivolta a un pubblico di bambini. E gli stessi Eterni sono ridisegnati proprio come bambini, da cui il titolo I piccoli Eterni, sulla scia dei personaggi super-deformed nati in territorio manga (i progenitori dei funko-pop che oggi vanno tanto di moda); dopotutto, Jill Thompson è la stessa autrice di Death: At Death’s Door, del 2003, disegnato in uno stile mangheggiante più che mai. Ed è anche la disegnatrice dei Segreti di Burden Hill, su testi di Evan Dorkin nel 2009, dove aveva già dato prova di una bella mano quando si tratta di disegnare gatti e cagnolini.
Ora, I piccoli Eterni non è una lettura imprescindibile: la vedo più che altro come una variazione sul tema fra le tante rese possibili dagli archetipi che gli Eterni incarnano. Però, la fusione tra la struttura fiabesca e i personaggi archetipici è un esperimento che ha un suo senso profondo, e andava tentato. Magari ce ne saranno altri in futuro, anche migliori.