Cuore di cane, di Michail Bulgakov

Cuore di cane, dettaglio della copertina
Cuore di cane, dettaglio della copertina

Cuore di cane è un romanzo breve di Michail Bulgakov, uscito nel 1925 e tradotto per la prima volta in italiano nel 1967. Io l’ho letto nell’edizione dell’Universale Economica Feltrinelli che include anche un altro romanzo breve dello stesso autore, Uova fatali, ma di entrambi esistono anche edizioni singole.

Michail BulgakovLa vicenda di Cuore di cane ha le radici fortemente piantate nelle traversie storiche e politiche di Mosca e dell’Unione Sovietica in generale, ma ciò non toglie che sia un’opera di fantascienza, né più né meno. Parla della trasformazione subìta dal corpo e dall’anima di un cane nel momento in cui gli vengono trapiantati i testicoli e l’ipofisi di un uomo, che conducono il povero animale a ritrovarsi maleducato, vuoto e prepotente quanto lo era stato il donatore degli organi (un delinquente ubriacone, morto accoltellato fuori da una taverna).

La lettura suscita più di un sorriso amaro, soprattutto dinanzi allo stupore degli scienziati responsabili dell’esperimento, che vedono spegnersi rapidamente il loro entusiasmo e la loro fiducia nella scienza e in un futuro migliore. Ma non mancano i momenti ironici e anche umoristici, con critiche non troppo velate all’inconsistenza della cultura da salotto e agli stupidi eccessi della burocrazia sovietica. Un’atmosfera molto diversa, tanto per fare un esempio, dai toni intimisti (anche se comunque con accenni alle rigide regole della società russa) visti nell’Eterno marito di Dostievskij.

Cuore di cane, di Michail BulgakovUn aspetto singolare del romanzo è che il cane ha una sua voce e un suo punto di vista: «Sono assai importanti gli occhi […]. Ci vedi quello dal cuore duro, che può schiaffarti la punta dello stivale nelle costole, senza nessun motivo; e ci vedi quello che ha paura di tutto e di tutti.» Preobražénskij, lo scienziato che decide di adottarlo per poi farne una cavia, lo chiama Pallino; e l’uomo-cane, a mutazione avvenuta, si registrerà all’anagrafe nientemeno che come Poligràf Poligràfovič Pallinov.

L’effetto satirico, teso a ridicolizzare i cosiddetti “nuovi ricchi” post-Rivoluzione Russa, ingenui e scollegati dalla realtà, si manifesta anche nel fatto che le uniche persone dotate di buon senso sono la cuoca e la cameriera di Preobražénskij: la gente umile capisce il mondo meglio dei teorici e degli studiosi – almeno nel contesto della Russia di Lenin, con le sue pretese astratte e artificiose. Insomma un romanzo che, sotto la patina di ironia e di ridicolo, in un certo senza fa rabbrividire.

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