X-Men: Dark Phoenix – CrossMedia
X-Men: Dark Phoenix (2019, regia di Simon Kinberg) è l’ultimo film sugli X-Men realizzato in casa Fox (ora i diritti sono tornati in mano ai Marvel Studios) e questo mi aveva lasciato sperare che sarebbe stato un finale con il botto, complice anche il titolo che richiama una storica saga degli X-Men a fumetti e il fatto che al termine del film precedente, X-Men: Apocalisse, ci fossero stati appigli in abbondanza che muovevano in questa direzione. Oltretutto, la saga di cui sopra era già stata ripresa nel terzo film della quadrilogia originale, dove a interpretare Jean Grey era stata Famke Janssen, ma il risultato non era stato granché.
Alla luce di quest’ultimo film, la versione oscura di Fenice interpretata dalla Janssen adesso mi sembra er mejo der mejo. Il passaggio cross-mediale di X-Men: Dark Phoenix, in questo passaggio da fumetto a film, è quasi inesistente perché la profondità dei personaggi originali viene appiattita e la trama prende un’altra piega (dove sono l’imperatrice Lilandra e gli alieni Shi’Ar? Dove, dove?!?)… il che non sarebbe poi un problema: di solito la fedeltà al materiale originale per me ha ZERO importanza, purché la nuova versione sia efficace, magari più adatta al mezzo di comunicazione finale. Ma in questo caso…?
Ti propongo qualche esempio e mi tolgo il pensiero.
Attenzione, da qui in poi ci sono degli spoiler: non procedere con la lettura se ti danno fastidio.
Vuk (Jessica Chastain): motivazioni appena accennate, spietatezza fine a se stessa della serie “sono l’aliena cattiva” – e checché ne abbiano detto alcuni blog e siti, il mio personaggio NON è Lilandra. Come sprecare una guest-star che poteva fare la differenza.
Mystica (Jennifer Lawrence): coinvolgimento minimo, intensità zero. “Ovviamente sono l’unico personaggio a dire cose sensate, ma nessuno mi si fila. In punto di morte confesso il mio amore per Hank McCoy con una scena di una banalità sconcertante.”
Tempesta (Alexandra Shipp): “scusate, non sono pervenuta. Sembra che io stia lì per caso, mi metta a sparare qualche fulmine e fine.”
Charles Xavier (James McAvoy): “piagnucolo per tutto il film e mi servo in continuazione di Nightcrawler come di un comodo teletrasporto alla Star Trek, ma durante la megabattaglia in metropolitana ho bisogno di raggiungere Jean in fretta, così mi faccio trascinare vagone dopo vagone da Ciclope – che in combattimento avrebbe una potenza di fuoco spaziale – e in prima linea ci lascio Nightcrawler – che al massimo prende i cattivi a cazzotti.”
Fenice (Sophie Turner): “piagnucolo peggio di Xavier e vago per il mondo senza decidere se fare la brava o comportarmi da pazza schizofrenica, ma alla fine siccome vedo i miei amici e capisco che ci voglio a tutti tanto tanto bene meglio del Tenerone, divento buonissima e vi regalo il lieto fine.”
Magneto (Michael Fassbender, che sarà pure un figo da paura ma questo dettaglio da solo non salva un film intero): “prima ho la sindrome del cattivo bucolico, quello che quando si ritira a vita privata dopo una vita dedicata al terrorismo razziale si mette a fare il contadino in una via di mezzo tra la casa nella prateria e una comune sovietica, poi nel momento in cui devo entrare in un palazzo e attaccare con tutte le mie forze, mi faccio venire in mente che la cosa più furba sia estrarre da sottoterra un intero convoglio della metropolitana, così per fare intervenire anche l’esercito che già non avevamo abbastanza casini.”
…non continuo nemmeno, dai.
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CrossMedia è una rubrica che prende in esame le trasposizioni cross-mediali di opere narrative: da libro a film, da fumetto a libro, da film a musical, da fiaba a balletto classico…