The Chimes, di Anna Smaill – Fantasy
The Chimes è un romanzo fantasy, scritto dalla poetessa e violinista neozelandese Anna Smaill, pubblicato in patria da Sceptre, che nel 2016 ha vinto il World Fantasy Award e ha ottenuto varie nomination per altri riconoscimenti prestigiosi in ambito letterario.
È ambientato a Londra, non però la Londra che tutti conosciamo bensì un’ipotetica Londra futura, appartenente a un mondo in cui le persone non riescono a mantenere i ricordi, la scrittura è stata proibita e a regolare i ritmi e lo svolgimento della vita quotidiana è la musica, soprattutto mediante i rintocchi di strane campane il cui suono (diretto da un apposito ordine sacerdotale) si propaga a partire da un gigantesco edificio, noto come il Carillon. Il protagonista, Simon, è un ragazzo che sviluppa il potere di trattenere i ricordi e intende usarlo per sovvertire la dittatura musicale che ha cancellato il passato e devastato il futuro. Al tempo stesso, scoprirà una serie di dettagli e di preziose informazioni sul suo passato e sui pochi che resistono in clandestinità all’oppressione del Carillon, pagando un prezzo altissimo.
Messa così, sembra originale e interessante. Io però, lo confesso, di questo libro non ho capito un accidente. Probabilmente anche per via del fatto che non è mai stato tradotto in italiano, quindi ho dovuto cimentarmi con la versione originale e l’ho trovata ostica. Anche ammettendo questo, però, sono dell’idea che sia molto difficile, con delle basi tanto singolari, mantenere la sospensione dell’incredulità del lettore: non ho davvero capito, e non riesco a immaginare, a chi e per quale motivo potrebbe mai venire in mente di sostituire una cosa tanto pratica e utile come la scrittura, senza contare la memoria dei singoli individui, con un sistema di ritmi e melodie musicali talmente contorto da essere quasi impossibile da seguire (infatti la gente vive per la maggior parte in povertà e deve arrangiarsi a mettere insieme il pranzo e la cena con una fatica tremenda).
La prima parte del libro serve in sostanza a presentare la situazione, a introdurre il protagonista e a fargli incontrare un’abbondante numero di comprimari, uno dei quali, Lucien, diventerà il suo love interest (c’è anche un tocco di gay romance in mezzo a tutto il resto). La seconda parte, invece, più tradizionale nella struttura e nello sviluppo, vede Simon e Lucien partire per una missione disperata: abbattere il Carillon. Anche questo sbilanciamento fra le due parti non mi ha convinta: troppo cerebrale la prima, troppo cliché la seconda (sebbene metta in scena alcuni personaggi molto ben riusciti). Di sicuro, come dicevo, dover affrontare un inglese un po’ più elaborato del solito non mi è stato d’aiuto, e di sicuro chi ha amato questo libro fino a portarlo sul podio del World Fantasy Award ci avrà trovato qualcosa che a me è sfuggito del tutto. Io, ehm, posso solo confermare la mia iniziale confessione: non ci ho capito niente.