Spider-Man: Homecoming – Fantasy
Spider-Man. Homecoming, uscito al cinema da qualche giorno, è il film che consacra l’inserimento di Spider-Man nel Marvel Cinematic Universe, lo stesso degli Avengers per capirci (tant’è vero che il nuovo ragazzo-ragno ha fatto la sua prima apparizione non nel film a lui intitolato, ma in Capitan America. Civil War, del 2016).
Dopo la trilogia con Tobey Maguire e la duologia con Andrew Garfield, sembra che questo terzo reboot segni l’inizio di una permanenza duratura del personaggio nell’universo narrativo della Marvel, non fosse altro che perché il nuovo protagonista, Tom Holland, ha davvero l’aspetto di un adolescente (anche se in realtà è nato nel 1996) e quindi, volendo seguire le avventure di Spider-Man fino alla maturità di Peter Parker, ci sarebbero diversi anni a disposizione. Per adesso, Holland ha firmato un contratto che lo lega a tre film di Spider-Man e ad altri tre sempre appartenenti al MCU.
Confesso di non essere una patita del ragnetto in generale, non è mai stato uno dei miei personaggi preferiti; forse perché, quando leggevo i suoi fumetti da bambina, non riuscivo ad apprezzare la componente sociale delle storie di Stan Lee. Nella vita quotidiana di Peter si parlava di droghe, di corruzione politica, di diritti degli anziani e di tanti altri temi di attualità, che per me erano solo noiosi intermezzi tra un’avventura e l’altra. Poi, quando ho ripreso i fumetti intorno ai vent’anni, mi sono beccata periodi non esaltanti (ad esempio le sceneggiature di Ron Marz, la famigerata saga del clone)… insomma la scintilla non è mai scoccata.
Con questo film, invece, sì. I motivi sono tanti, elenco solo i più evidenti: l’ambientazione scolastica e vivace, il migliore amico buffo ma non troppo macchietta, i personaggi femminili estroversi, l’aspetto nerd/scientifico di Peter, la minaccia di un cattivo dalle giuste motivazioni, le connessioni con il resto del MCU, la presenza di Iron-Man usato come vero e proprio mentore e non solo come guest-star di cui sfruttare il traino, il tema fondamentale per ogni eroe (conta il costume, o conta lo spirito?) trattato a dovere. Più, naturalmente, tutta la componente estetica come i costumi e gli effetti speciali.
E finalmente una versione, nuova e ironica, di MJ, dirompente quanto lo era stata la famosa battuta “hai fatto centro, tigrotto” nella prima apparizione nei comics (parliamo del 1965), ma in un modo aggiornato e adatto agli anni Duemiladieci. Attendo con ansia di scoprire come si svilupperà il rapporto tra i due.