Sperimenta, ma non fare esercizi – Citazioni 3
Flannery O’Connor era una che sapeva il fatto suo – okay, ho fatto la scoperta dell’acqua calda. Leggi cosa diceva in una lettera a un’aspirante scrittrice (traduzione di Elena Buia e Andrew Rutt per Il volto incompiuto. Saggi e lettere sul mestiere di scrivere, a cura di Antonio Spadaro, ed. Rizzoli, 2011): “Sperimenta pure, ma per amor del cielo non scrivere esercizi. Non sarai mai interessata a nulla se è solo un esercizio e non c’è motivo per cui dovresti. Non fare nulla che non ti interessi e che non hai intenzione di completare. […] Nulla che scriverai mancherà di significato perché il significato è in te”.
In originale: “Experiment but for heaven’s sake don’t go writing exercises. You will never be interested in anything that is just an exercise and there is no reason you should. Don’t do anything that you are not interested in and that doesn’t have a promise of being whole. […] Nothing you write will lack meaning because the meaning is in you.”
È una delle ragioni per cui, dopo centinaia di pagine di saggistica e una decina di racconti a tema libero (uno sulla Seconda Guerra Mondiale, uno sul ritrovamento di un piccolo tesoro, uno su un tentato scippo in metropolitana, eccetera), sono tornata alla narrativa d’evasione e al fantasy in particolare, per raccontare una storia in cui credo, mediante un genere che amo e che trovo adatto appunto per questa storia. Non è che il resto non mi piacesse o non mi emozionasse, ma il cuore era rimasto lì, fra lame affilate e lampi di stregoneria. Ho bisogno di venirci a patti, con questo personaggio, e in fondo The Silent Force non parla d’altro. Del venire a patti.
Sono ancora stremata dopo la stesura del post di domenica scorsa, e sto raccogliendo materiali per quelli delle prossime domeniche, e ho iniziato un capitolo del romanzo che voglio finire, e devo prepararmi al NaNoWriMo, e ho i muratori in casa, e alle quattro viene un’amichetta di mia figlia a giocare… quindi per oggi abbi pazienza, ma è tutto qui. E comunque, a dirla tutta, tre righe di citazione di Flannery O’Connor valgono come tremila parole mie.