Shalimar: portrait by Afterlaughs – Artwork 5
Ormai, per chi segue questo blog con regolarità, il nome di Shalimar Frost è fin troppo noto. Da un punto di vista strutturale è (soprattutto all’inizio) uno dei personaggi principali di The Silent Force, che muove diversi eventi e ne subisce altri. Da un punto di vista emotivo, è IL motore dell’intero progetto.
Afterlaughs, talentuosa artista che mi sta aiutando a visualizzare alcuni personaggi, aveva già realizzato una serie di schizzi e studi, più questo ritratto che mi aveva letteralmente commossa:
Le ho però chiesto un’ulteriore illustrazione dedicata a Shalimar: come ormai si è capito, visualizzare i personaggi mi è utile ad affinare le loro caratteristiche nel momento in cui scrivo scene e dialoghi che li vedono protagonisti. Se però il ritratto mette in luce il lato più serio e drammatico del nostro ufficiale, per la nuova illustrazione volevo qualcosa di più comunicativo, più invitante. Per carità, Shalimar è un personaggio che passa attraverso esperienze difficili, ma a suo modo ha anche un’indole cordiale e affettuosa. Così, quando Afterlaughs mi ha chiesto di preciso come volevo la nuova illustrazione (posa, espressione, abbigliamento, equipaggiamento), le ho risposto così:
Per la fisionomia, va benissimo continuare sulla linea del ritratto e degli schizzi che avevi fatto per il volto. Mi raccomando gli occhi verdi e la cicatrice che attraversa il sopracciglio sinistro . Come abbigliamento, restiamo sull’armatura completa di cui avevi disegnato fronte e retro (ma togliamo il mantello), oppure un abbigliamento fantasy femminile ma non seminudo e scollacciato – magari ispirato / scopiazzato da quelli raccolti in questa mia gallery su Pinterest. Infine, la posa. Io la vedrei così: Shalimar sta seduta su una panca o un tronco caduto, chinata in avanti col busto. Ha una spada a due mani che tiene davanti a sé con la punta conficcata a terra, la mano destra chiusa sopra l’elsa e la sinistra appoggiata sul polso destro. Come se fosse stanca dopo una battaglia o un’esercitazione e si stesse riposando appoggiando il peso del busto sulla spada. Il viso è all’insù, gli occhi guardano verso di noi o comunque verso qualcuno che sta in piedi, quindi è più alto di lei. E’ stanca ma sorridente e soddisfatta di sé, come se avesse vinto una sfida o raggiunto un obiettivo. Spero di essermi fatta capire, magari per sicurezza mandami un bozzetto alla bell’e meglio, così ti do conferma.
Nel giro di mezz’ora, mi arrivano questi due bozzetti:
Io replico: La prima! Se ti riesce, meglio anche più chinata in avanti, come se fosse stanca morta e stesse reggendo il peso del busto sulla spada. A meno che, nonostante io in teoria riesca a visualizzarla, in realtà non risulti una posa artificiosa – in quel caso, come non detto.
Altro giro di bozzetti e consultazioni (riesci a “tirarle su” ancora un filino la testa, come se stesse parlando con qualcuno che sta in piedi vicino a lei? prima di inchiostrare puoi mandarmi una foto o una scansione della lineart a matita? Scusami, su Shalimar sono un po’ paranoica…), fino a ottenere un semi-definitivo.
Decido di spremere la povera disegnatrice come un limone: Io dico che ci siamo. A meno che non vada anche meglio girandole un po’ la testa come se si stesse rivolgendo a qualcuno che sta non di fronte a lei, ma di lato, verso di noi. È una variante che varrebbe la pena di considerare.
La santa donna non solo sforna la variante che desideravo…
…ma dice: Questo piace di più anche a me (e mi fa sentire un po’ meno schiavista). Passiamo così alla lineart…
…e in quel momento, puntuale come la morte e le tasse, mi arriva l’attacco di panico: Ahaarghh! Catastrofe! Ci siamo scordate la cicatrice sul sopracciglio sinistro, su Shalimar è importante!!!
La risposta è istantanea e very cool: Rimedio subito.
Do il via anche per la colorazione, ed ecco l’opera completa con la nostra stanca ma soddisfatta Shalimar.
La guardo con un sorriso da ebete per mezz’ora, poi apro un capitolo che mi era rimasto a metà. Shalimar sta insegnando i primi rudimenti di scherma a un cadetto dell’Accademia Della Spada: è una scena incompleta, l’avevo lasciata in sospeso. Metto le mani sulla tastiera e le parole vengono da sé.