Sala d’aspetto – seconda parte
Questa è la seconda e ultima parte del racconto “Sala d’Aspetto” (la prima parte è in questo post di lunedì scorso). Nell’immagine in testa: il molo nella località di Eastbourne, East Sussex, Inghilterra, sul quale svetta il tipico pavilion delle città costiere inglesi.
Sala d’aspetto
(seconda parte)
* * *
Un sabato, appena Maggie ebbe suonato il citofono, la voce di Agatha la aggredì dall’altoparlante. «Margaret! Vieni su immediatamente.»
La donna salì ì gradini di corsa e si presentò sulla porta con il fiatone. «Che è successo? Va tutto bene? Dov’è Beatriz?»
«È questa» ringhiò Agatha sventolandole in faccia un depliant. «La sala d’aspetto.»
Maggie si ritrasse, in modo che il libretto smettesse di sbatterle contro il naso. Sul tavolo dell’ingresso stavano sparpagliate altre guide turistiche e brochure che lei stessa aveva portato lì.
«L’abbiamo trovata!» La voce di Beatriz tradiva l’emozione della scoperta. «Ecco dove vuole andare la señora Agatha.»
Maggie sbirciò il volantino che la madre agitava per aria. «Uhm… a Eastbourne?»
«Certo! Che altro ho mai detto?» Agatha sbatté un piede a terra. «Voglio vivere al mare, io. Ci andiamo subito dopo il pisolino, chiaro?» Girò i tacchi e sparì in camera sua.
Prima che Maggie potesse chiedere spiegazioni, Beatriz le mise in mano una guida. «Qui, l’ultimo pezzetto.»
«Località di villeggiatura nell’East Sussex» recitò Maggie. «Anche nota come “la sala d’aspetto di Dio”, per via dell’alto numero di pensionati che vi risiedono, e di case di riposo specializzate nella cura di persone anziane non autosufficienti.» Sollevò la testa. «Era la località preferita di papà, ci andavamo sempre in vacanza…» Chiuse il libretto, aveva un’aria perplessa. «La mamma vorrebbe stare in un luogo con questa nomea? Dai, sarà una delle sue sparate…»
«Mah. Non è così strano, che una persona anziana voglia vivere i suoi ultimi anni in un posto pieno di ricordi belli. Le vacanze, el señor Geoffrey, te da bambina.»
«Lontano dalla famiglia, però» obiettò Maggie.
«Per quello che la señora Agatha ne sa…» Beatriz abbassò la voce, titubante. «Anche adesso non vi vedete mai.»
Maggie drizzò la schiena. «Cosa? Passo tutte le mattine e tutte le sere, il sabato e la domenica vengo anche per pranzo oppure la porto a mangiare da me. Insomma, sono qua due o tre volte al giorno.»
Beatriz sorrise. «Ma lei non si ricorda. Quando vi salutate, dopo qualche minuto brontola: è un pezzo che non vedo Maggie. Io rispondo: come, è passata poco fa. Allora lei mi guarda in silenzio. Capisce di non ricordare e si vergogna.»
L’altra donna abbassò la testa. «Siamo già a questo punto?»
Beatriz le fece segno di seguirla e le due si accomodarono sul divano.
«La malattia è veloce.»
«Lo so.» Maggie abbassò lo sguardo. «Sono io l’unica a non capirlo.»
La dominicana tornò al punto. «Un ricovero per anziani a Eastbourne è da escludere?»
«Non so… dovrei vedere i costi. E poi, anche se veramente le piacesse, non è vicinissimo.»
«Puoi andarci nei weekend. Durante la settimana smetteresti di correre da un capo all’altro di Sevenoaks, farebbe bene anche a te.» La guardò con aria quasi materna. «Lo vedo che sei dimagrita.»
Maggie non rispose, Beatriz andò oltre. «Con Jason va tutto bene?»
Un momento di imbarazzo, poi il capo chino. «Mica tanto. A parole mi capisce ma poi è distante. Crede che io trascuri i ragazzi.» Maggie respirò a fondo. «In effetti, che stia con loro sempre meno è vero.»
La badante alzò appena le spalle e inclinò la testa. «Per quanto possiamo andare avanti?» Si massaggiò la base della schiena. «In famiglia hanno bisogno di te, io non ringiovanisco. Tra un po’ devi assumerne due, di badanti.»
Maggie sbuffò, poi cambiò espressione e si fece sfuggire una risata sommessa. «Sapevi che la mamma mi ha chiamata Margaret in onore della Thatcher?»
Beatriz alzò le sopracciglia. «Non ne avevo idea.»
«Le piaceva per il carattere, la fermezza.» La donna fece una pausa per raccogliere le idee. «Mia madre era un tipo energico. Quando papà è morto, si è sbattuta il doppio. Dava una mano in parrocchia, ma non voleva aiuto in casa. È venuta qui da Salisbury per aiutarmi coi ragazzi quando erano piccoli, eppure non ha mai voluto saperne di abitare con noi. “Faccio io, ci penso io, lo so io.” Metterla in un ricovero, adesso che è lei ad avere bisogno di assistenza… boh. Non è il mio turno di affrontare i sacrifici?»
«In questi casi, non esistono soluzioni perfette. Però non credo che sia giusto negarle un desiderio, solo per placare un senso di colpa.» Beatriz parlava in tono solenne. «Anche la resa può essere un atto di coraggio.»
Maggie la guardò a lungo. Alla fine annuì. «Se insiste, se mi convince che non sono parole a vanvera, ci penserò. Ma se poi non si trova bene e cambia idea, che faccio?»
Beatriz allargò le braccia. «La riporti qui a Sevenoaks.»
* * *
Il panorama, dalla grande finestra al primo piano del ricovero, era spettacolare. Il mare della Manica brillava sotto il sole, una distesa d’argento. Qualche gabbiano si faceva portare dalla brezza, in cerca di prede a pelo d’acqua. A Est, uno stormo di rondini cavalcava le correnti d’aria. A poche decine di metri sorgeva il molo: chissà che albe magnifiche, da lì.
La vetrata lasciava entrare molta luce. Diversi ospiti del ricovero preferivano ammirare il panorama, piuttosto che approfittare della televisione nell’angolo. Alcuni avevano un’espressione ebete dipinta in faccia. Ebete ma in certi casi felice. Sognavano? Ricordavano?
Agatha si era accomodata in una poltrona, accompagnata da una giovane infermiera. Disse che aveva freddo, la ragazza provvide subito a stenderle una coperta sulle gambe.
Beatriz strinse le labbra. «La generazione vecchia lascia il posto alla nuova. ¡Paso a los jòvenes!»
«Tu non sei vecchia, Beatriz» la corresse Maggie. «Hai fretta di ripartire?»
La badante fece segno di no. «Prenditi il giusto tempo.»
Dal punto in cui si trovavano, Maggie riusciva a vedere uno scorcio del viso della madre. Era rivolto verso la vetrata, gli occhi socchiusi. Un sorriso beato, illuminato dalla luce dell’estate.
Maggie notò un luccichìo fra la guancia e il naso. Aguzzò la vista. «Sono rimasti dei brillantini?»
«Non credo.» La voce di Beatriz era un sussurro. «Es una làgrima.»