Può, ma non deve: sbattere la testa contro l’inevitabile
Un giorno di tanti anni fa, mi capita di chiacchierare con la mia Amica Genio. È disperata, ma soprattutto furibonda con se stessa, per aver commesso un grosso errore nel primo libro di cui ha curato l’editing per una casa editrice importante. Le chiedo com’è successo, lei mi spiega tutti i passaggi e mi fa capire per filo e per segno da dove è nato il disguido. Una catena di eventi comprensibile, dove una briciola di disattenzione è stata accompagnata da una serie di elementi incontrollabili.
Cerco di tirarla su e dico: “È stato un errore umano, può succedere.”
Lei gelida, a denti stretti: “Può, ma non deve”.
Da quel giorno, ripenso a questa frase ogni volta che assisto a una situazione del genere, in cui la comprensione razionale di come qualche cosa sia andata storta non mitiga la sensazione che non dovesse assolutamente andare storta. Non così tanto o non in quel modo o non per quel motivo.
Mi è capitato ad esempio con un episodio di Lost Girl trasmesso qualche settimana fa. Lost Girl è una serie tv canadese prodotta dall’emittente Showtime. Quando devo spiegare in soldoni (ma proprio soldoni grossi) di cosa si tratta, riassumo con “tipo Buffy, ma più adulto”. Stesse atmosfere urban fantasy, stessi personaggi grotteschi, stessi effetti speciali a basso budget, ma più sesso e più morti ammazzati.
Attendevo quella puntata da mesi, dopo la pausa estiva che ha separato la prima metà della quinta (e ultima) stagione dalla seconda metà. Fra i numerosi fili narrativi da raccogliere c’erano le trame sentimentali, una delle quali riguardava la storia d’amore fra la protagonista Ysabeau Dennis (che tutti chiamano col diminutivo Bo) e la scienziata Lauren Lewis – tieni presente che Bo è apertamente e serenamente bisessuale, quindi nel corso delle cinque stagioni di Lost Girl ha avuto relazioni con uomini e donne.
[ATTENZIONE: da qui in poi, SPOILER]
Arriva il momento in cui le due, finalmente riunite, passeggiano mano nella mano per la città. Lauren, presa dall’euforia, si piazza in mezzo alla strada, dichiara il suo amore a Bo, le chiede come vogliono proseguire la serata e di punto in bianco viene investita da un SUV.
Il quale SUV è inquadrato di profilo mentre passa a gran velocità da un lato all’altro dello schermo, con tanto di effetto sonoro a metà fra un motore e un clacson.
Effetto shock, ovviamente voluto, per via di ciò che è successo. Ma effetto umoristico involontario per via di come è successo. Oltretutto condito e amplificato dalla domanda che, qualche istante prima, era lecito porsi: perché Lauren si mette in mezzo alla strada? Bo le dice “torna sul marciapiede, così mi rendi nervosa”. Perché Lauren non la ascolta? È una scienziata geniale, autrice di articoli pubblicati sulle più importanti riviste scientifiche e vincitrice di un premio prestigioso per le sue ricerche sui radicali liberi. Perché questo attacco di immotivata stupidità? Solo per distrazione, perché si è riunita alla sua Bo e quindi non capisce più niente dalla gioia?
Qualcosa non va. Un doppio errore: di sceneggiatura e di regia. Dura pochi secondi ma basta a incrinare l’atmosfera che il dialogo precedente fra Lauren e Bo aveva costruito. Inoltre, subito dopo l’incindente, Bo si dispera ma Lauren, invece di essere morta stecchita, si rialza e mostra di possedere poteri occulti mai comparsi prima (in un serial popolato da creature soprannaturali, la scienziata è uno dei pochi personaggi pienamente umani), dopodiché partono i titoli di coda. Un cliffhanger ottimo, una rivelazione imprevedibile anche per il più fedele degli spettatori. Un momento importante, danneggiato però dal modo in cui è stato gestito quello precedente.
La mia beta-reader Hilda sostiene la tesi che, volenti o nolenti, una scena del genere ripresa “di profilo” diventa sempre umoristica, a dispetto del contesto in cui è inserita. Come ad esempio in questa clip da How I Met Your Mother:
(lo so, la qualità video è orrida, non ho trovato di meglio)
Se invece il veicolo che investe il personaggio è ripreso in modo che vada incontro allo spettatore, l’effetto è ben diverso. Lo hanno fatto, ad esempio, in altri due serie televisive che conosco molto bene, ovvero Glee (stagione 3, episodio 14)…
…e Rizzoli & Isles (stagione 3, episodio 2):
[ATTENZIONE: fine degli SPOILER]
Qual è il punto?
Il punto è che l’errore, la caduta di stile, il passo falso è sempre lì che ti aspetta al varco, può capitare in ogni momento. Perfino a un team di professionisti navigati, che conoscono il mestiere e lo esercitano da anni con successo (Lost Girl è un gran bel telefilm). E se gli esempi da una serie tv sono divertenti da vedere e immediati da capire, è ovvio che lo stesso problema si pone anche per racconti e romanzi. La cretinata, grande o piccola che sia, può sfuggire anche al controllo più pignolo, a una mandria di editor, ai correttori di bozze e naturalmente, per primi, agli autori. Uno sta scrivendo, segue il filo che ha in testa, va dritto come una locomotiva nel timore che il flusso di idee si interrompa e tac!, gli scappa la vaccata. Quando la vaccata poi ce la ritroviamo lì, stampata nero su bianco, vorremmo sbattere la testa contro il muro.
Inutile che ripetiamo gentilmente a noi stessi: “Siamo umani, può succedere”. Una parte di noi farà sempre il verso all’Amica Genio: “Può, ma non deve”.