Nathan Never / Justice League. Doppio universo – Fantascienza
Nathan Never / Justice League. Doppio universo è un volume a fumetti edito da Sergio Bonelli Editore in collaborazione con DC Comics. I testi sono di Michele Medda, Bepi Vigna e Adriano Barone, i disegni di Sergio Giardo. Colori di Daria Cerchi, Virginia Chiabotti e Mariano De Biase.
Questo bel cartonato fa parte dell’ormai celebre progetto di cross-over fra personaggi della Bonelli e della DC; segue quello, di cui avevo parlato in questo post, dedicato a Zagor e a Flash (mentre del previsto incontro fra Batman e Dylan Dog al momento si sono perse le tracce, immagino ci sia stato qualche problema di lavorazione).
Purtroppo questo secondo esperimento, che sembrava il più adatto a essere messo in opera, a mio avviso ha funzionato meno del precedente, che invece sulla carta sembrava più bizzarro e improbabile. Ma in parte ce lo si poteva aspettare: la Justice League è un gruppo, difficile dare a ciascun personaggio il giusto spazio quando hai a disposizione una storia tutto sommato non lunghissima (160 pagine) nella quale devi far posto anche a un altro bel gruppo di personaggi (la collana di Nathan Never sarà anche intitolata a un protagonista singolo, ma è comunque piuttosto corale come impostazione).
Le parti che ho trovato più riuscite sono la caratterizzazione di Superman, una sorta di semidio che riesce a essere molto più umano di quanto potrebbe temere chi per la prima volta si imbatte in lui; e l’uso dei Tecnodroidi come nemico comune più che sufficiente per mettere alla prova entrambi i gruppi, senza dover per forza andare a pescare qualche nemesi della Justice League da trasformare in temporaneo alleato appunto dei Tecnodroidi (in Flash / Zagor era stata fatta la scelta opposta).
Un dettaglio che invece ho trovato stucchevole è l’atteggiamento sopra le righe di Legs; capisco l’aderenza al canone di un personaggio spigliato e cameratesco, ma questo la sua ironia onnipresente, e in più l’ammiccare a Wonder Woman e all’Isola di Themyscira come se il suo primo pensiero fosse quello di sedurre metà del popolo delle Amazzoni… boh, il tutto mi è sembrato un po’ sciocco, un po’ Pierino.
Menzione di merito per le due copertine, sia la regular di Sergio Giardo che (soprattutto) la variant di Massimo Carnevale. Nonostante il volume non sia destinato a rimanere nella storia del fumetto mondiale sono contenta di averlo acquistato e letto, perché l’operazione cross-over è comunque notevole e l’emozione di vedere coesistere nelle stesse pagine personaggi di universi narrativi che amo può a ben diritto superare la delusione per gli aspetti meno riusciti dell’operazione.