Mi chiamo Fluffy
“Mi chiamo Fluffy. Harry Fluffy.”
Ci sono momenti in cui credo che il mio cagnetto vorrebbe presentarsi così.
Harry, alias il piccolo tornado, è entrato in questa casa qualche mese fa. Ha dovuto inserirsi in un nucleo familiare che contava già tre gatti e un cane, ma lui ha un carattere, come dire, esuberante. Così è riuscito a farsi strada in tempi accettabili, tipo che dopo due giorni dormiva addosso all’altro cane.
[Inciso: Come è arrivato Harry da noi? Naturalmente dall’associazione Como Scodinzola, mio punto di riferimento irrinunciabile quando si tratta di adozioni e di aiuti ai pelosi sfortunati. Rispetto a me, Como non è proprio dietro l’angolo, ma la professionalità e la dedizione delle volontarie che gestiscono l’associazione sono spettacolari.]
Il piccolo tornado mangia tuffandosi nella ciotola come se dovesse trivellarla, corre a perdifiato e sbanda in curva quando ti sente arrivare, salta come un canguro seguendoti in giro per casa nel tentativo di leccarti le mani, abbaia come un forsennato quando dalla finestra vede passare un altro cane che, non sia mai, osi camminare a meno di venti metri da casa nostra.
E poi ulula. Sarà alto tre banane, pesa una dozzina di chili al massimo, ha un orecchio su e uno giù, ma se gli viene il prillo di ululare (spesso quando sente una sirena in lontananza, a volte anche senza sirena) allunga il muso verso l’alto, tende le spalle all’indietro, manda il petto in fuori e spara certi ululati che sembra uscito dal Richiamo della Foresta.
Harry è anche un tipo serio. Quando sta fuori in giardino, in un punto da cui può controllare il cancello d’ingresso, scruta tutt’intorno come se fare la guardia fosse ciò per cui è nato. Le orecchie vibrano di continuo, la testa scatta a destra e a sinistra appena sente un fruscio. Il piccolo tornado zampetta avanti e indietro tipo sentinella che fa la ronda e annusa l’aria come se dovesse schedare ogni minimo aroma che gli porta il vento.
Insomma, Harry si prende terribilmente sul serio e, per questo motivo, fa tenerezza. Così piccolo e batuffoloso e casinista, eppure così fiero e responsabile, dovresti vederlo. Allora ho pensato che si meritasse una realtà parallela di cui essere davvero protagonista, e gli ho dedicato un racconto. Il suo nome è diventato Fluffy e gli adulti della casa in cui vive non danno molto credito al suo piglio eroico. Solo una ragazzina sa quale potenziale può nascondere il suo cagnetto, se… diciamo se messo nelle giuste condizioni.
Vuoi saperne di più su Fluffy e sulla sua padrona?
Allora visita questa pagina della Astro Edizioni, perché ci troverai un’antologia, dal titolo Fantasie d’Inchiostro, contenente i quattro racconti che hanno vinto l’omonimo concorso letterario organizzato appunto da Astro Edizioni. Per ora, in cartaceo. Fra un mesetto, anche in ebook.
In ordine di apparizione nell’antologia, il primo dei racconti è “La scelta di Gabriel” e lo ha scritto Gianluca Pontesilli. Il secondo è “La sporca tavola”, di Roberto Masini. Il quarto è “Storia d’inverno”, di Alessandra Rege Tachin Tonda.
E il terzo?
Quello si intitola “Fluffy” e adesso sai come è nato. Anche se, va detto, oltre alla collaborazione di Harry c’è stata quella, altrettanto imprescindibile, del Gruppo Iene – le betareader più spietate e perfezioniste di tutto il Nord-Italia. Sai, uno di quei circoli esclusivi dove entri solo se hai la perfidia di un cobra, la gentilezza di un bufalo e la pignoleria di un formichiere.
Quasi quasi le presento a Fluffy in una delle sue giornate “no”.