Letture di Settembre 2019
Settembre è un mese di rinnovamento (si torna dalle vacanze, ricomincia l’anno scolastico di Mini-Velma, si fanno programmi) ma anche di stasi (c’è qualche residuo d’estate, devono ripartire tante attività). Rifugiarsi nella lettura, oltre che nella visione di film e serie tv, è un bel modo di riprendere le misure al tempo e rientrare nei nuovi ritmi. Tra volumi in italiano e in inglese, testi nuovi e riletture, libri piccoli e grossi, il totale di settembre è di 6 romanzi + 1 racconto, proprio come il mese scorso.
Sono partita con Il Ritmatista di Brandon Sanderson (ed. Fanucci), uno Young Adult in salsa steampunk (leggibilissimo a sé stante anche se in teoria fa parte di una serie) che mi è piaciuto un sacco. Di Sanderson fino ad ora avevo letto solo Elantris, che non mi era dispiaciuto ma non mi aveva così entusiasmata; d’altra parte ci sono circa dieci anni tra i due libri, durante i quali l’autore è ovviamente cresciuto sia come stile che come capacità di costruire una storia. Di sicuro leggerò altro di lui e il mese prossimo ti parlerò più in dettaglio di questo libro. Sempre sul fronte del fantasy ho anche proseguito la maratona Harry Potter, con il quinto volume (Harry Potter e l’Ordine della Fenice); i commenti sulla saga della Rowling sono rimandati a quando li avrò finiti tutti.
Poi ho cambiato genere e sono uscita dalla mia comfort zone, puntando un romance self-published: Il senso interno del tempo di Monica Peccolo, prima parte di una trilogia. Bella l’idea di parlare della clown terapia (che fa da sfondo e non è un argomento invasivo, non c’è alcun “effetto predicozzo”) e simpatico il rapporto tra i protagonisti, che non segue (grazie al cielo) la solita falsariga della travolgente e irresistibile passione: in questo modo l’atmosfera è più credibile, c’è un bel feeling cameratesco e spontaneo. Ben calibrati i comprimari, le cui vicende si intersecano con quella portante. Difetti: qualche lacrimuccia facile, alcune scene che avrei preferito più distanziate fra di loro, lei che a volte sembra troppo rigorosa e perfettina. Ho delle perplessità sullo stile, piuttosto acerbo, che avrebbe giovato di una revisione capillare; peccato perché questo mi ha reso la lettura faticosa (ma attendo comunque il seguito).
Un testo snello e scorrevole è stato invece Niente è come te di Sara Rattaro (Premio Bancarella 2015, pubblicato da Garzanti). Raccontato a punti di vista alternati, narra la storia di un padre e una figlia che tornano a vivere insieme dopo anni in cui la madre della ragazza li aveva tenuti lontani, andando a vivere in Danimarca con la figlia e approfittando di ogni possibile cavillo legale (oltre che del disinteresse delle autorità danesi) per allontanare l’ex-marito. Si tratta purtroppo di una situazione comune a tanti genitori che si vedono sottrarre i figli dall’ex-partner e passano anni senza più vederli, a causa dei vuoti legislativi in materia. Ho apprezzato il modo in cui l’autrice, non solo tramite il romanzo ma anche tramite brevi inserti di cronaca, catalizza l’attenzione su questo tema poco noto; meno funzionali mi sono sembrati gli altri inserti, quelli in cui viene commentato l’agire umano, perché si tratta di argomenti che a mio avviso meriterebbero approfondimenti intensi e corposi, invece di accenni veloci.
Poi è stato il turno della bomba, il libro che ancora non capisco quanto mi sia piaciuto ma di sicuro ho trovato originale e indimenticabile: Lincoln nel Bardo di George Saunders (Man Booker Prize 2017, edito in Italia da Feltrinelli). È quel genere di libro che ami oppure odi, ma non ti lascia indifferente. Per i temi che affronta e per il modo inedito che ha scelto a questo scopo (una pluralità di punti di vista che non so come l’autore sia riuscito a gestire), lo trovo straordinario: contiene alcune pagine in particolare di una lucidità spietata riguardo all’esistenza umana e al rapporto fra la vita e la morte, e altre pagine bizzarre e surreali, gradevolissime da assaporare anche se non necessariamente da capire (magari servirebbe una seconda lettura). Non me lo toglierò dalla testa per molto tempo.
Ho messo mano anche a un libro di fantascienza che attendeva in libreria da qualche anno: The Time Traveller’s Wife (in italiano La moglie dell’uomo che viaggiava nel tempo, ed. Mondadori) di Audrey Niffenegger. Me lo aveva regalato la mia cine-socia Hilda (quella con cui ho scritto il chick-lit al momento in cerca di casa) in lingua originale, il che ovviamente mi ha affaticata un po’ di più rispetto a una lettura in italiano. L’ho trovato uno strano connubio tra un’idea di base molto forte e una stesura delicata, quasi diaristica: si sofferma sull’aspetto romantico/esistenziale di una trama che avrebbe potuto virare facilmente verso la classica fantascienza avventurosa e ne tira fuori una narrazione dal sapore agrodolce, a volte commovente.
L’ultimo libro è un saggio di narratologia, il celeberrimo L’arco di trasformazione del personaggio di Dara Marks, che avevo già letto l’anno scorso ma in modo più superficiale. Stavolta mi ci sono dedicata con un approccio diverso, completo di blocchetto per appunti a fianco, e quindi non l’ho solo letto, l’ho proprio studiato. Le mie capacità di apprendimento non sono più quelle di una volta, ho fatto una fatica bestiale; però ho riscontrato alcuni concetti davvero interessanti e degni di essere appesi al muro in formato poster, mentre altri mi sono parsi più oscuri e macchinosi. È comunque una lettura – secondo me – imprescindibile per chi ama scrivere o anche solo comprendere meglio film e romanzi.
In coda a tutto, come sempre, il testo breve: Figlia di nessuno, di Amneris Di Cesare. L’ebook (pubblicato in self-publishing) contiene in realtà non solo il racconto omonimo ma anche altri testi, di poche pagine ciascuno, che condividono con il principale l’ambientazione e le atmosfere del Brasile, di Rio de Janeiro in particolare. Lo stile e appunto l’atmosfera sono i punti di forza dei racconti, nessuno dei quali ha una trama particolarmente elaborata: sono quasi fotografie, istantanee che immortalano un tipo di vita e di società con le sue regole, le sue (tante) ingiustizie, i suoi personaggi a volte inquietanti e a volte materni.