Le letture di Agosto 2019
Anche questo mese ho proseguito la maratona di lettura iniziata il mese scorso, complice una settimana abbondante di vacanze in un resort dove mi sono divisa solo tra famiglia, ozio, piscina e letture, arrivando così a un bottino di 6 volumi + 1 racconto lungo.
Per una in particolare di queste letture, adocchiata fin dall’estate scorsa, la vacanza è stata fondamentale: non c’è stimolo migliore, per iniziare e finire in tempi brevi un volumone, della consapevolezza che a casa non ce l’hai e non potrai certo portarti via la copia presente nella biblioteca dell’albergo. Così mi sono sparata le 900 pagine del capolavoro di Donna Tartt, Il cardellino, e sono rimasta sorpresa di come una prosa così ricca, persino troppo ricca se vogliamo adottare il punto di vista dell’editor medio contemporaneo, sia stata anche così coinvolgente. Caterve di aggettivi, descrizioni complesse, elenchi di oggetti o caratteristiche, riflessioni al limite del predicozzo (soprattutto sul finale), eppure andavo avanti a leggere senza sforzo. Si vede quando l’autrice padroneggia la penna, ecco. Su trama e personaggi ti dirò qualcosa di più quest’autunno, quando al cinema uscirà il film tratto dal romanzo e potrò scriverci su uno dei miei CrossMedia.
In realtà ho scritto un’inesattezza: non solo in quegli otto giorni ho letto Il cardellino, ma ho proceduto con tale entusiasmo che l’ho finito con un paio di giorni di anticipo. Allora ho frugato nuovamente nella bibliotechina locale e ho scovato un volumetto di un autore che mi era stato consigliato dal mio coach Eugenio Saguatti nel corso di una conversazione sulla narrativa poliziesca: Marco Malvaldi. Il volumetto, che fa parte della serie BarLume (da cui è stata tratta l’omonima serie tv) era Il telefono senza fili e l’ho divorato in poche ore – complice anche la mole ridotta. Una prosa schietta, scorrevolissima, divertente per le battute e per il modo di descrivere tutti i personaggi, dai quattro vecchietti pettegoli, al vicequestore Alice Martelli, ai comprimari di passaggio. Ho apprezzato anche le stoccate che, con grande naturalezza, Malvaldi riserva, per bocca dei suoi personaggi, a squallidi fenomeni del nostro tempo quali i/le cartomanti adesca-polli e le slot-machines piazzate appunto nei bar. La parte strettamente investigativa mi ha coinvolta di meno, forse perché ci sono almeno un paio di punti in cui mi è parso che le scoperte arrivassero in modo fortuito (la postina si lascia sfuggire che c’è in giro una lettera importante, un amico cita per caso un dettaglio che accende la lampadina in testa al protagonista).
Naturalmente, ho proseguito anche la sacra missione di quest’anno: leggere tutta la serie dei romanzi di Harry Potter. Questo mese è stata la volta di Harry Potter e il prigioniero di Azkaban e poi di Harry Potter e il Calice di Fuoco. Proprio con quest’ultimo ho visto arrivare la svolta, il momento in cui dal romanzo per (soli) ragazzi si passa a qualcosa di più maturo e complesso: sia nella gestione di intreccio e personaggi, sia nella scelta di affrontare temi difficili e in un certo senso sottili (come l’incapacità di riconoscere il Male), che vengono spesso trascurati in tanti romanzi teoricamente più complessi. Mi rimangono delle perplessità sullo stile di J.K. Rowling, che per ora trovo inferiore alle aspettative, ma preferisco rimandare un commento complessivo al momento in cui avrò letto l’intera serie.
Un altro impegno preso all’inizio dell’anno era quello di leggere un altro libro di Stephen King: la scelta è caduta su 22.11.63, del quale in molti mi avevano parlato bene. In effetti la storia fila che è un piacere, ci sono un mucchio di dettagli e correlazioni causa-effetto, tanti ami lanciati nella prima età del libro agganciano situazioni e personaggi al momento giusto nella seconda metà; eppure, non l’ho trovato un libro trascinante come avevo immaginato (N.B. quando dico “trascinante”, intendo qualcosa come questi). Mi ha davvero assorbita solo nell’ultimo quarto, e non sono nemmeno troppo entusiasta dello sguardo complessivo che sta dietro alle spiegazioni crono-fanta-scientifiche. Però ci sono scene capaci di stupire e altre commoventi (che mi chiedo se abbiano la stessa resa anche nella miniserie tratta dal romanzo).
Sul fronte delle letture in lingua originale ho scelto una novella, qualcosa di snello dopo tanti “mattoni”, e ho pensato di sperimentare la prosa di Joanna Penn, autrice di fanta-thriller alla Dan Brown, forse più nota come “guru” del self-publishing. Per testare le sue doti di romanziera ho scelto la novella Day of the Vikings, che ho scoperto essere un cross-over fra le sue due serie Arkane e London Mysteries, però comprensibile anche a sé stante. Dopo un paio di capitoli legnosetti, in cui era necessario spiegare a grandi linee il background dei due protagonisti, il testo fa un bel salto in avanti e diventa più sciolto. Libro dinamico, dal ritmo incalzante: una lettura piacevole soprattutto per chi ama le mescolanze di storia, magia e mitologia.
Anche stavolta, come il mese scorso, il racconto lungo che completa le letture di questi 31 giorni è edito da Delos Digital: si tratta del fantasy-mitologico Le sorelle della vendetta, di Liudmila Gospodinoff. Avevo letto tempo fa una versione precedente di questo testo e già allora lo avevo apprezzato, ma l’ho acquistato e riletto più che volentieri ora che è disponibile in ebook. Lo trovo un racconto gradevole e soprattutto equilibrato, in cui la trama si interseca a dovere con le caratteristiche dei personaggi e le loro relazioni, alternando momenti di tensione ad altri ricchi di ironia: un modo per attualizzare la mitologia antica senza stravolgerla, ma al contrario affidandole nuove storie in modo rispettoso della sua antica tradizione.