La fuga del robot selvatico, di Peter Brown – Fantascienza
La fuga del robot selvatico è un romanzo per ragazzi di Peter Brown, pubblicato nel 2019 da Salani (in originale The Wild Robot Escapes, 2018).
Questo romanzo è il seguito de Il robot selvatico, sul quale avevo scritto qualcosa in questo post. Come il precedente, anche questo è scritto in maniera semplice e corredato da illustrazioni realizzate in uno stile delicato e lineare: sembra quasi che si voglia replicare il pensiero nitido di Roz, la robot protagonista. Nel primo romanzo il focus della storia era lo sviluppo di una personalità autonoma in un robot lasciato libero di crescere allo stato brado, prendendo spunto ed esempio dagli animali selvatici e dai loro comportamenti. Nel secondo libro, si riflette su come questa personalità si ribelli all’idea di essere riprogrammata e persegua obiettivi di libertà e indipendenza: un’Intelligenza Artificiale pienamente cosciente di se stessa, che si rende conto di essere diversa da tutti gli altri robot e di non avere altra scelta se non quella di perseguire la sua individualità e, con essa, le sue emozioni.
Continuano purtroppo gli intoppi di traduzione dovuti al fatto che ci sono discrepanze fra il nome proprio di alcuni personaggi e quello del nome comune riservato alla loro specie. Roz è un robot, ma per certi versi è femmina. Beccolustro è un’oca, ma un’oca maschio. Beccogrigio è un piccione, ma un piccione femmina… insomma si fa un po’ di confusione, dovuta al semplice fatto che l’inglese prevede il genere neutro e l’italiano no. Non c’era molto che la traduttrice Dida Paggi potesse fare per risolvere la cosa, anzi onore al merito per le soluzioni adottate.
Al termine del libro precedente, Roz aveva dovuto abbandonare la sua vita sull’isola disabitata, in cui gli animali del bosco l’avevano accolta, per tornare nel mondo degli umani e farsi riparare gli ormai numerosi guasti e danneggiamenti. La ritroviamo così aggiustata, riprogrammata e impiegata come robot da lavoro in una fattoria.
Qui svolge le sue mansioni in maniera irreprensibile ma sempre con il sogno di fuggire e ricongiungersi con il suo figlio adottivo, l’oca Beccolustro. Nella prima parte del libro assistiamo dunque alla pianificazione della fuga, mentre nella seconda seguiamo le peripezie che condurranno Roz alla sua isola.
La vicenda è descritta con estrema linearità man mano che gli eventi si verificano: fabula e intreccio coincidono parola per parola. In più, le situazioni di pericolo sono spiegate in maniera talmente pacata da non destare vera preoccupazione. Quindi non posso dire che sia un libro particolarmente dinamico o appassionante, ma capisco che questi suoi toni da fiaba della buonanotte abbiano un appeal sul pubblico dei bambini, ai quali ha diverse cose da insegnare.
C’è anche un messaggio esplicito, ovvero che ogni problema può essere risolto con buon senso e mettendoci impegno, senza bisogno di ricorrere alla violenza. Roz infatti è programmata per evitare ogni possibile tipo di atto violento, eppure le sue peripezie arrivano al lieto fine grazie alla sua cortesia e alla sua onestà.
Una lezione forse troppo ottimista, al limite dell’inutile illusione… ma, d’altra parte, per rassegnarsi alle brutture della vita c’è sempre tempo.