La “devozione” di Marion Zimmer Bradley
Le nebbie di Avalon (in originale The Mists of Avalon, 1983), di Marion Zimmer Bradley, è stato il primo libro fantasy che mi abbia veramente conquistata. Non posso dire di aver letto montagne di letteratura fantasy, non sono una consumatrice di libri particolarmente vorace, ma molto del fantasy che ho letto è partito da lì. Se non avessi letto Le nebbie di Avalon, anzitutto non avrei letto altre opere della stessa autrice (ciclo di Darkover in primis), ma probabilmente non avrei neanche provato altri scrittori come Ende, Brooks, Eddings, LeGuin, Pratchett, Gaiman, perfino Tolkien – che poi ti fa riconsiderare sotto un’altra luce tutto il fantasy letto prima di lui e condiziona irrimediabilmente tutto quello che leggerai dopo.
Lasciando perdere quali libri della Bradley mi siano piaciuti di più o di meno, lasciando perdere se sia incappata in romanzi scritti non da lei ma da qualche suo ghost writer (anni fa, i pettegolezzi in merito non mancavano), resta il fatto che nei suoi volumi ci sono elementi importanti, caratteristici della sua scrittura, che apprezzavo in particolar modo e non trovavo altrove: un’impronta dichiaratamente femminista e un convinto schierarsi a favore dei diritti dei gay.
Le accuse di abusi sessuali su minori lanciate di recente a Marion Zimmer Bradley (scomparsa nel 1999) da sua figlia Moira Greyland hanno gettato un’ombra oscura e tragica sulla vera identità di questa donna che nei suoi libri sosteneva grandi ideali e poi, nella vita privata, commetteva crimini di questo genere. Molti scrittori di fantasy e fantascienza si sono dichiarati inorriditi nello scoprire questo suo lato, molti lettori hanno preso le distanze dalle sue opere.
Anche io sono stata turbata da quelle rivelazioni, ed è una sensazione che non passa. Guardo la fila dei suoi libri sullo scaffale, mi sento a disagio, avverto in bocca un sapore amaro. Eppure mi sto sforzando di pensare a quei romanzi come se fossero separati dalla vera “signora Marion”, quella che si sarebbe macchiata di crimini orrendi nei confronti dei suoi stessi figli, e fossero stati scritti da una non meglio precisata “autrice Marion”. Quella che, ai tempi in cui studiavo semiotica, avrei chiamato l’Autrice Modello di quei libri stessi – quindi non una persona in carne e ossa ma una strategia puramente testuale che emerge fra le righe.
Ecco: in mezzo a quelle righe, scritte dalla “autrice Marion”, per l’esattezza nel romanzo La catena spezzata (in originale The Shattered Chain, 1976), c’è una frase che è rimasta con me per gli ultimi venticinque anni o giù di lì e che ha condizionato, sebbene alla lontana, la genesi dell’intero progetto The Silent Force.
In inglese, la frase recita: “He would never understand that there could be loyalties – certainly not loyalties between women – that could go deeper than love.”
Nella traduzione italiana: “Peter non avrebbe mai potuto comprendere che esistevano devozioni, anche fra le donne, più profonde dell’amore.”
È un’affermazione che mi trova assolutamente d’accordo, forse perché nella vita ho avuto la fortuna di conoscere e frequentare donne straordinarie, che mi hanno gratificata di amicizia, fiducia, supporto e stima. Anche per questo, la storia narrata in The Silent Force riguarda soprattutto un gruppo di donne unite (o divise) dai legami più diversi, alcuni dei quali però portatori di una sfumatura specifica: la devozione.
Che cos’è esattamente?
In realtà lo considero un concetto molto sfumato. Diciamo che è una sorta di meta-sentimento, un’emozione a un livello superiore, che ne modifica e ne influenza altre. Ci sono grandi amicizie senza devozione, grandi amori senza devozione, grandi cameratismi senza devozione – e sono tutti sentimenti che vanno benissimo, funzionano alla perfezione, sono profondissimi e non hanno nulla da farsi perdonare. Infatti, di legami come questi mi piace analizzare sviluppo e dinamiche in film, fumetti, musical: ne parlerò anche qui sul blog.
La devozione è, semmai, quell’impalpabile elemento che rende un legame infrangibile, anche quando (come spesso succede) si allenta o cambia nel tempo. È un tipo di lealtà immortale che a volte, come sosteneva la Bradley, supera i confini del “semplice” amore.
Ed esiste, altroché se esiste.