Jessica Jones season 3 – Fantasy
Terza e ultima stagione di questa serie Netflix, in assoluto la mia preferita tra quelle ambientate nell’Universo Marvel (ho parlato della prima stagione in questo post e della seconda stagione in quest’altro). Sarebbe splendido se, in futuro, il Marvel Cinematic Universe riuscisse a compiere una tale opera di raggruppamento da ricollocare sotto uno stesso ombrello tutti i suoi personaggi, siano essi apparsi sul grande schermo (soprattutto ora che anche Deadpool e gli X-Men sono tornati all’ovile, essendo scaduto il contratto che li legava alla Fox) o su quello piccolo; ma temo che i vari Daredevil, Luke Cage, Iron Fist, Punisher e, per l’appunto, Jessica Jones vadano considerati capitoli chiusi.
Nella nuova stagione, le avventure della detective super-forzuta, cinica e alcolizzata ruotano intorno alla caccia a Gregory Salinger, un geniale serial killer, al suo arresto e alla domanda che, prima o poi, si pongono tutti i supereroi calati in contesti urbani e noir: fin dove si può spingere il vigilante? Quanto può prendere nelle sue mani la legge e la giustizia?
Attenzione, da qui in poi ci sono degli spoiler: non procedere con la lettura se ti danno fastidio.
Non posso dire di aver apprezzato particolarmente il modo in cui il tema è stato affrontato, servendosi cioè di Trish Walker: un comprimario storico del quale si poteva mantenere l’ambiguità di fondo che è sempre stata la sua caratteristica più indovinata, invece di farla scivolare verso una caratterizzazione da Punisher che a mio avviso non le si addice. Devo però ammettere che questo filo narrativo si ricollega in modo sensato con il finale della seconda stagione, che mi aveva lasciata perplessa, e ne dà una nuova chiave di lettura.
Ottima come sempre anche la gestione del personaggio di Jeri Hogarth (una Carrie-Anne Moss sempre più brava) che manifesta le sue nuove debolezze, dovute alla malattia che la perseguita, accanto alla consueta mancanza di scrupoli.
Davanti a due personaggi che salgono alla ribalta in questo modo e pilotano almeno in parte le svolte della trama, Jessica passa quasi in second’ordine e perde quel ruolo da “supereroina di rottura” che ne aveva decretato l’originalità: ormai la vita sregolata e la dipendenza dall’alcol non sono più una novità e la caratura morale si eleva con tale energia e tale nitidezza da ricondurre Jessica nel novero di quei personaggi da cui, a questo punto inutilmente, aveva cercato a lungo di affrancarsi: gli eroi.
P.S. Apprezzatissimo il colpo di scena riguardante l’identità dell’ultima vittima di Salinger: davvero non me l’aspettavo, è stato forse il momento migliore dell’intera serie.
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Promemoria! Come spiegavo in questo post e poi in quest’altro, fra coloro che sono già iscritti a questo sito o che si iscriveranno entro la mezzanotte di domani, domenica 28 luglio, estrarrò tre copie dell’antologia Buck e il terremoto, che spedirò direttamente a casa dei tre fortunati (i quali di conseguenza saranno indirettamente benefattori di Amatrice e Accumoli, le città devastate dal sisma del 2016 a cui vanno tutti i guadagni di questa antologia e delle sue “sorelle”).