Invenzione e riflessione – Citazioni 5
“Credo che, come la spontaneità inventiva nutre la riflessione scientifica, così la riflessione scientifica possa potenziare l’invenzione. Nessuno è diventato scrittore studiando la linguistica, ma i grandi scrittori studiano i problemi della lingua che usano.
Dice il grammatico indiano al barcaiolo: sai la grammatica? e quando questi risponde di no, gli dice: hai perso metà della tua vita. Dice il barcaiolo al grammatico, quando la barca si rovescia: sai nuotare? e quando questi risponde di no gli dice: allora hai perso tutta la tua vita. Ma cosa ci sarebbe di meglio di un grammatico che sapesse nuotare e di un barcaiolo che conoscesse la grammatica?”
Umberto Eco, “Il segno teatrale”, in Sugli specchi e altri saggi, Milano, Bompiani, 1985, III edizione “Tascabili Bompiani” febbraio 1990, p. 44.
Sono legata a questa citazione (e al suo autore) da enorme affetto. Forse in modo egocentrico, perché mi ci ritrovo dalla prima all’ultima riga, perché ogni volta che ascolto della teoria (di scrittura, narrativa, sceneggiatura, non importa) c’è sempre una parte del mio cervello che già lavora per riconoscerne o crearne delle applicazioni pratiche: è una sensazione appagante come poche altre.
Ad esempio.
La mia amica Loredana Cangini (in arte Loricangi – plin plon, pubblicità – autrice di Sbagliando s’impara) mi ha chiesto in prestito il libro di Christopher Vogler, Il viaggio dell’eroe, abbondantemente citato da Lorenza Ghinelli ieri sera a lezione di Tecniche della Narrazione. Del libro, avevo parlato al volo in questo post.
L’anno scorso, lo avevo letto quasi tutto: mi mancava l’ultima cinquantina di pagine (non ricordo nemmeno perché ne avessi interrotta la lettura, ma… va bè: a volte succede e basta). Ho pensato: se voglio portarlo a Loredana mercoledì prossimo quando ci vediamo a lezione, approfitto per finirlo e così prendo due piccioni con una fava. Ho ripassato al volo i capitoli già letti, mediante riassunti e appunti scritti a suo tempo, e sono arrivata in fondo.
Il capitolo diciottesimo, “La ricompensa”, è stato illuminante per chiarirmi le idee sul destino che attende uno dei personaggi principali di TSF. Su quale sarà la sua metaforica conquista di una spada abbandonata, sul valore che questa conquista si porterà dietro, su chi sarà testimone degli eventi, sulla maggiore consapevolezza di sé che ne verrà fuori.
Niente che non avessi già messo in cantiere, tutto già scritto nella trama: ma, adesso, inscritto in una specie di infografica colorata che rende tutto più chiaro.