Intervista a Eugenio Saguatti – Dentro il racconto
Che da alcuni anni io segua un corso di scrittura intitolato “Fuori di Testo” e tenuto da Eugenio Saguatti, non è una novità. Anche il fatto che Eugenio sia, almeno per adesso, il mio editor di riferimento e quello a cui toccherà il dubbio onore di esaminare i miei tentativi scrittevoli, è cosa nota.
[Inciso. Dal 24 febbraio Eugenio terrà, presso l’Università Aperta di Imola, un corso di Auto-Editing, ovvero: quali sono gli strumenti e le modalità di lavoro per arrivare alla miglior stesura di un testo che sia possibile ottenere con le proprie forze, così da presentarlo in buono stato a editor, concorsi, case editrici. Clicca sul volantino qui a fianco per ingrandirlo e saperne di più. Ti segnalo inoltre che, se vuoi vedere con i tuoi occhi il modo in cui Eugenio fa editing, puoi tornare a questo post del mio blog e scaricare il file a cui si fa riferimento nell’ultimo capoverso: un esempio vale mille parole. Fine dell’inciso.]
Oltre che editor, Eugenio Saguatti è scrittore egli stesso: di romanzi (uno pubblicato nel 2010 da Alacràn, un altro di prossima pubblicazione per… ehm, non si può ancora dire) e soprattutto di racconti: ne avrà pubblicati un centinaio, tra riviste, antologie e siti web (eccone uno, a titolo di esempio: http://www.officinewort.it/turno-di-notte-2015/eugenio-saguatti-ii-classificato). Ne ho letti alcuni e ne ho approfittato per rivolgergli qualche domanda sul suo approccio alla narrazione breve.
Eugenio, tu hai scritto alcuni romanzi e moltissimi racconti. Quale delle due modalità narrative preferisci, e perché?
Del racconto mi è sempre piaciuta l’essenzialità: un intero mondo in poche pagine, se non in poche righe, che meraviglia.
Mi piace smaltire un’idea, darle la forma che merita e passare ad altro. Per molto tempo ho pensato di non essere portato per progetti più lunghi; invece ho scoperto di essere solo pigro.
C’è un gusto molto diverso ma potente nell’imbarcarsi in un’impresa che ti può legare per un anno, o tre, o chissà quanto. Ricerche, tante; un divertimento. Poi architettare la trama, abbozzare i personaggi e vederli crescere per conto proprio. Mesi e mesi di prima stesura, il contatto con i beta-lettori, l’editing. Tutte fasi con un sapore specifico.
Nei racconti, cosa ti dà maggiore soddisfazione? Un buon plot twist, poter/dover descrivere i personaggi con poche pennellate, una trama agile…?
Sono contento se riesco a trovare il vestito giusto per quell’idea, qualunque sia. La voce narrante, il ritmo, il tipo di linguaggio devono essere quelli giusti. È l’idea che comanda, il resto deve adattarsi.
I personaggi arrivano quasi da soli, come in risposta a un annuncio sul giornale: “AAA – Cercasi giornalista italo-americano di New Orleans nato nel 1913”. Aspetto un po’, o anche parecchio, ma poi TOC TOC, è lui. Poco alla volta si racconta, e io prendo nota.
Lo incastri al suo posto e prosegui, strato dopo strato, attorno al nucleo centrale.
Quando va in sede anche l’ultimo tassello indietreggi un passo, guardi l’insieme e dici ecco, così doveva essere.
Ho letto alcuni tuoi racconti, di lunghezze molto diverse fra loro. Capire la “quantità di scritto” che un’idea può reggere è solo questione di pratica, o c’è qualche metodo che si può applicare?
Ai corsi dico che bisogna abituarsi a “pesare le idee”. Questa è da tre cartelle, quella ne regge anche 20 o 25. Poi ci sono quelle asociali, che non accettano compagnia, altre che sembrano fatte apposta per socializzare. Le attacchi tra loro e già intravedi una storia più corposa.
Tanta pratica, sì, ma anche qualche trucco. Quando compri il primo cocomero pensi boh, quanto peserà?
Se ne compri per tutta l’estate, prima o poi cominci a farci l’occhio. Ah, quello sarà sui 10/11 chili.
Per le idee devi sederti comodo.
Le sviluppi nella testa, dai corda e le segui, vedi dove ti portano. Tagli le biforcazioni che sfociano sul niente e irrobustisci quelle che promettono bene. Se lavori con metodo, alla fine il quadro è chiaro a sufficienza per mettersi al lavoro.
Oltre che autore, sei anche editor. Che cosa comporta fare l’editing di un racconto? Cambia qualcosa di importante, rispetto a editare romanzi?
I tempi, e questo è ovvio. Nei racconti devi essere molto più concentrato e preciso. Non puoi sbagliare una parola, non c’è spazio per rimediare.
In un romanzo se ti esce una pagina non particolarmente felice, nonostante le cure, beh, quella successive andranno meglio.
Il racconto no, è spietato, pretende un’attenzione maggiore.
Questa è la domanda che tutti gli ospiti di “Dentro il racconto” hanno l’onore e l’onere di sentirsi rivolgere. Ti fornisco dieci writing prompt menzionati in “Calliope”, un episodio del Sandman di Neil Gaiman. Se tu dovessi sceglierne uno da cui partire per un nuovo racconto, quale sceglieresti e perché? In quale direzione narrativa andresti?
1 – Una città dalle strade lastricate di tempo.
2 – Un treno carico di donne mute, che solca il tramonto per l’eternità.
3 – Teste di luce. Un pezzo di cartoncino azzurro. Una prugna, dolce, aspra e fredda. Un pesciolino mannaro che si trasforma in lupo al cospetto della luna piena.
4 – Due donne anziane che portano in vacanza una donnola.
5 – I grifoni non dovrebbero sposarsi. I vampiri non ballano.
6 – Un uomo che eredita una tessera della Biblioteca di Alessandria.
7 – Una pianta di rosa, un usignolo e un collare da cane di gomma nera.
8 – Un uomo che perde la testa per una bambola di carta.
9 – Il sole al tramonto sul Partenone, zuppa di denti di pescecane.
10 – Un vecchio che possiede l’universo e lo conserva in un barattolo di marmellata, nella credenza impolverata del sottoscala.
Intanto giù il cappello per Gaiman, uno dei grandissimi cantastorie della nostra epoca.
Riguardo alle tracce, cosa dire? Una più bella dell’altra.
Da editor mi dà fastidio l’allitterazione donne/donnola. Fossi costretto a scegliere, scarterei quella per prima, ma in realtà ce le vedo le due vecchiette andare in giro con… furetto? Possiamo cambiare in furetto? Con il furetto nascosto in una di quelle grandi borse da spiaggia, a combinare casini, rimbeccarsi l’una con l’altra e ridere come sceme fino a farsi cascare la dentiera.
(Maria! Basta che mi piscio addosso!)
Una sola, dicevi. È una tortura, mi stuzzicano tutte, in modo diverso.
Mi stringe il cuore quel treno di donne mute. Non sono già mute, in tante parti del mondo? Anche qui, sotto il nostro naso? E allora no, mica sono mute davvero. Parlano, eccome se parlano, ma devono nascondersi da chi mute le vorrebbe.
Hanno una rete segreta, hanno inventato un codice criptato. Dove gli uomini non guardano mai? Nei cosmetici, per esempio. E loro si scambiano scatole per il trucco, e dentro ci sono messaggi.
(– Ma a me l’ombretto verde sta da schifo.
– Prendilo cara, PRENDILO.)
Cospirano. Si accordano.
Una mattina escono, vado a fare la spesa, scrivono su un biglietto che lasciano in vista. L’appuntamento è alla stazione. Arrivano alla spicciolata, senza dare segno di conoscersi, salgono sul treno e via, tutte quante, con gli occhi sgranati e il cuore che pesta come un tamburo.
E finalmente si salutano, si abbracciano.
(– Come mi sta l’ombretto verde?)
Nel luogo che le vuole mute resteranno solo le vigliacche e le traditrici, quelle che pensano sia giusto il silenzio imposto.
Scenderanno soltanto in un paese che garantisca loro di parlare liberamente, e se non lo troveranno pazienza, rimarranno sul treno.
[Però, ’rcoboja, anche il tizio che eredita la tessera della Biblioteca di Alessandria…]
E avendo preso spunto proprio da “Calliope”, che al di là del contesto fantasy parla di una donna vittima di abusi, direi che il cerchio è chiuso.
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Biografia essenziale di Eugenio Saguatti
Sono nato nel 1968 a Bologna e ci vivo ancora, mi sono solo spostato in campagna. Ho pubblicato il mio primo racconto quasi trent’anni fa e da allora non ho mai smesso di interessarmi a tutto ciò che ruota attorno alla scrittura. Sono stato giornalista, ho lavorato in pubblicità, ho redatto testi divulgativi e manuali tecnici; da ognuno di questi ambiti ho imparato qualcosa e l’ho trasportato altrove. Dopo aver spiato per anni il lavoro di editor straordinari ci ho provato a mia volta; ho scoperto che prendermi cura delle parole altrui mi dà grande soddisfazione. Nel 2010 è uscito il mio primo romanzo, un’inedita commistione tra giallo e fantasy. Ho un centinaio di racconti sparsi tra riviste e antologie; di quelli in rete ho perso il conto. Per il 2018 è prevista l’uscita del prossimo libro: un’immersione di un quarto di secolo nella mafia italoamericana di New Orleans, dal Proibizionismo alla fine della seconda Guerra Mondiale. Collaboro con diverse testate online. Da qualche anno insegno scrittura, con particolare attenzione al fantastico, tra Rimini – ormai la mia seconda patria – e Imola.
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Dentro il racconto è una serie di post dedicati alla narrativa breve: talvolta mediante uno sguardo a racconti e ad antologie, altre volte mediante interviste a persone che si dedicano alla scrittura e alla riflessione sulla scrittura stessa.