Il portale degli obelischi, di N.K. Jemisin – Fantasy
Il portale degli obelischi, dell’autrice afroamericana N.K. Jemisin, è il secondo volume della Trilogia della Terra spezzata (pubblicata in italiano da Mondadori). Sul primo volume, La Quinta Stagione, avevo scritto qualcosa in questo post.
Il portale degli obelischi abbandona per forza di cose la struttura del primo volume, che si reggeva sostanzialmente sulla domanda: che cosa lega le tre protagoniste? Una volta fornita la risposta, l’autrice ha optato per un meccanismo più semplice: due personaggi principali da seguire, e un legame fra i due personaggi che è chiarissimo fin da subito.
Sono i percorsi, appunto delle due protagoniste, a muoversi in direzioni diversissime, dal punto di vista geografico ma soprattutto da quello della crescita e dell’esperienza. Ciascuna delle due rivede in modo piuttosto radicale la sua visione del mondo. Una, abituata da sempre a fuggire e/o nascondersi, scopre che esiste un’eccezione (forse più di una?) al suo forzato stile di vita, esiste la possibilità di convivere, sebbene con qualche frizione, anche fra creature di specie diverse purché riesca a imporsi una guida illuminata.
L’altra, che fino a poco tempo prima aveva conosciuto una vita relativamente normale, si rassegna invece all’evidenza che non c’è pietà per quelli come lei e che, davanti al suo essere un’orogena (cioè un’umana dotata di poteri tellurici), perfino i più stretti legami familiari si spezzano.
Entrambe, al termine dei rispettivi percorsi, si trovano a dover risolvere lo stesso, abnorme problema, a mirare il raggiungimento di un obiettivo che potrebbe cambiare le condizioni di vita dell’intero pianeta. Sarà nel terzo volume che l’autrice svelerà come le due affronteranno questa missione, e se entreranno in conflitto l’una con l’altra.
Come già il primo volume, anche questo è una meraviglia, anzi lo è di più, e ci trasporta di evento in evento senza respiro. Ci sono molti comprimari nuovi, e altri che avevamo già conosciuto ma che qui troviamo cambiati, maturati, evoluti.
Fantastico il worldbuilding, del quale scopriamo nuovi aspetti, sempre più problematici ma definiti da questioni di vita o di morte (letteralmente), il che rende molto complicato darne un giudizio morale. Anzi forse la lezione di Jemisin è proprio questa: non c’è etica che possa prescindere dalle circostanze che determinano le probabilità di vita di una città, di un popolo, di una specie.