Il cieco amore per i piedistalli
Piedistalli: quelle cose su cui le persone appoggiano coloro per cui stravedono.
E quelle cose su cui i fan appoggiano i loro idoli, inclusi quelli letterari.
Una volta, per un certo periodo di tempo, ho frequentato in determinate occasioni uno scrittore famosissimo. Una conoscenza superficiale ma molto gradevole, lui era davvero un signore distinto e garbato, con una cultura pazzesca oltre che un gran senso dell’umorismo e dell’autoironia. Insomma una compagnia eccellente, quando capitava di goderne.
Andava spesso a convegni e manifestazioni letterarie, dove era assediato dai fan e ai suoi incontri c’era sempre il pienone.
Un giorno, quando già non mi capitava più di vederlo perché nel frattempo avevo cambiato giri e abitudini, ho trovato un post di un tizio su Facebook che diceva pressappoco: “anni fa l’ho incontrato a un festival di letteratura e ci ho scambiato due parole ma lui è davvero antipatico, supponente, chissà chi si crede di essere… l’avevo sempre adorato, ma quella volta mi ha proprio deluso.”
La mia esperienza era ovviamente molto diversa, ed era un’esperienza durata qualche anno, non cinque minuti fuori da un incontro a un festival. Era abbastanza ovvio che su quell’autore e sulla sua personalità ne sapessi più io del tizio su Facebook, e che a lui evidentemente era semplicemente capitato un momento in cui l’autore magari era stanco dopo un viaggio, o arrabbiato per motivi suoi, o altro del genere. Ma il punto è che, nonostante quell’autore a me piacesse molto, non ho mai voluto pensare che fosse SEMPRE simpatico e autoironico, o che fosse perfetto e puro come un giglio di campo (tra l’altro aveva scritto, non ricordo in quale occasione, una specie di pamphlet politico che ad esempio non mi era affatto piaciuto, l’avevo trovato quasi offensivo nei riguardi miei e di altri che con me condividevano alcune convinzioni).
Adesso poi che i social sono ancora più diffusi, questo genere di “testimonianze” capita sempre più spesso. E continuo a domandarmi: ma la gente da dove tira fuori questa pretesa che i loro idoli di un determinato campo (musica, cinema, letteratura, teatro) debbano anche essere persone squisite, adorabili e integerrime? È così strano dare per scontato che chiunque può essere simpatico ma truffaldino, colto ma anaffettivo, geniale ma maleducato, talentuoso ma disonesto, professionale ma sboccato, generoso ma intollerante? Con un po’ più di senso pratico ci risparmieremmo un sacco di delusioni (peraltro delusioni che in un certo senso ci meritiamo, per essere stati così sempliciotti).
La conclusione? Meno piedistalli, più esseri umani e un pizzico di sano cinismo da autodifesa. Soprattutto negli ambienti della cultura (università, scuola, editoria, arte), dove i talenti pullulano ma anche le frustrazioni.
(Nelle foto: esempi di tre donne, piuttosto celebri nei rispettivi ambienti, generalmente stimate e riempite di affetto dai fan oltre che da amici e parenti, ma che si sono rese responsabili di reati oppure di dichiarazioni inopportune. Ma tu guarda, non erano perfette, chi l’avrebbe mai detto.)