Hunger Games, di Suzanne Collins – Distopico
Hunger Games è il primo volume (uscito nel 2008) dell’omonima trilogia scritta da Suzanne Collins e portata poi alla fama dalla trasposizione cinematografica con protagonista Jennifer Lawrence. In Italia è pubblicata da Mondadori (compreso un quarto volume che funge da prequel), io mi sono cimentata con la versione in lingua originale, edita da Scholastic.
Si è trattato di una lettura scorrevolissima, perché l’autrice scrive in un inglese semplice e piano, con frasi per lo più brevi e ordinate: direi una classicissima forma anglosassone con soggetto, verbo, pochi complementi e poche subordinate (perfetto per chi, come me, conosce bene l’inglese ma non a livello da madrelingua – altrimenti rischiavo di non capirci niente come mi è successo con The Chimes. di cui ho parlato in questo post alquanto lamentoso). Hunger Games è uno di quei libri che si leggono praticamente da soli, nel senso che ti invogliano a girare pagina in continuazione: succede di tutto, in ogni istante. Un personaggio nuovo, una situazione nuova, un comprimario nuovo, una scoperta nuova, non c’è quasi mai un attimo di pace. Questo non significa che il testo consista in una sfilza di eventi drammatici, anzi sono numerose le parti che presentano ricordi, riflessioni, sentimenti eccetera: ma anche queste contengono sempre qualche elemento di novità per il lettore.
La storia, vabbè, quella è arcinota. Siamo in un’ambientazione distopica: ogni anno il regime dittatoriale che comanda sui Dodici Distretti organizza gli Hunger Games, una sorta di crudele reality show nel quale due giovani concorrenti per ogni distretto vengono schiaffati in un ambiente ostile, tecnologicamente costruito e gestito a distanza, e vengono costretti a lottare per la sopravvivenza uccidendosi a vicenda finché non rimanga un solo vincitore. La protagonista Katniss Everdeen si offre volontaria in sostituzione dell’amata sorelina Prim, che era stata sorteggiata; con lei, dallo stesso distretto, ci sarà Peeta Mellark, ragazzo in apparenza timido e un po’ ottuso, in realtà più solido e profondo di quanto sembri. Partecipare agli Hunger Games mostrerà loro in dettaglio quanto sia ipocrita e spietata l’oppressione della capitale Panem sui distretti e come per trionfare si debba essere altrettanto spietati.
Il primo volume si conclude con una situazione di stallo, in apparenza una vittoria ma in realtà un preludio a nuove minacce. Acchiappo il secondo volume, a questo punto già sapendo che sarà una lettura godibilissima, e vediamo che succede di nuovo (meno male che dei film ho un ricordo abbastanza vago). ^__^