Fedele al Sogno
Nel caso te lo stessi chiedendo: no, madama Telecom non ha ancora provveduto al trasloco della mia linea telefonica dalla casa vecchia a quella nuova (e siamo a circa due settimane da quando ho inoltrato la prima di numerose richieste). Continua a essere questo il motivo principale per cui gli aggiornamenti del blog vanno a singhiozzo.
Tornando a noi. L’altro giorno, svuotando uno scatolone del trasloco e mettendo tazze e bicchieri al loro posto, mi è capitato in mano il mio bicchierone preferito, quello che tengo sulla scrivania mentre scrivo. È un tipico souvenir da turista, quindi pacchiano, truzzo e tamarro, che ho acquistato all’aeroporto JFK la prima volta che sono andata negli Stati Uniti d’America. Da una parte c’è il disegno della bandiera americana, dall’altra il testo del giuramento di fedeltà agli USA: “I pledge allegiance to the Flag of the United States of America and to the Republic for which it stands: one Nation under God, indivisible with liberty and justice for all” (ovvero: “Giuro fedeltà alla bandiera degli Stati Uniti d’America, e alla Repubblica che essa rappresenta: una Nazione al cospetto di Dio, indivisibile, con libertà e giustizia per tutti”).
Il motivo principale per cui lo uso è la sua capienza, ma non posso negare di nutrire una certa simpatia per gli USA. Come tanti paesi, hanno la loro parte di schifezze e una buona dose di arroganza, eppure credo che gli Americani siano un popolo dotato di grande senso pratico, di voglia di darsi da fare e di un certo idealismo che – quando non diventa fanatismo – trovo commovente.
Amo in particolare l’idea del Sogno Americano, quella per cui a ciascuno è data una possibilità di vivere la sua vita e coltivare le sue ambizioni nel modo che più lo rende felice e gli da soddisfazione.
Difficile crederci sul serio, difficile non pensarci con cinismo e scetticismo, ma d’altra parte non sarà un caso se lo chiamano Sogno. È questo che secondo me in molti dimenticano, quando affrontano l’argomento con toni di sufficienza o addirittura di disprezzo. Distolgono l’attenzione da un ideale per concentrarla sui tanti vicoli ciechi che spesso sconfiggono l’ideale.
Tutto ciò, a parer mio, assomiglia molto alla scrittura e a ciò che la sostiene. Un misto di amore, dipendenza, insicurezza, esaltazione, timore e chissà che altro. Alla fine è un Sogno. E non dico il sogno di pubblicare tanti libri, vendere fantastiliardi di copie, diventare ricchi e famosi o roba simile. Semplicemente, il Sogno di scrivere qualcosa di buono – un obiettivo che, proprio come il Sogno Americano, può essere inseguito e raggiunto con fatica, sudore e dedizione.
Ogni tanto, sui profili Facebook di scrittori e artisti, leggo brevi confessioni su momenti di dubbio e sconforto, gli stessi che capitano anche a me. E anche a te, scommetto. Un sistema a cui ricorro per superarli è rileggere queste due vignette tratte da Devil: Rinascita (in originale Daredevil: Born Again, 1986) di Frank Miller. Si può andare oltre i vicoli ciechi ed essere semplicemente fedeli al Sogno.