Fate. The Winx Saga – Fantasy
Fate. The Winx Saga è la serie tv live action, prodotta da Netflix, che prende ispirazione dalla celebre serie animata Winx Club, tutta made in Italy. È ovviamente un prodotto per adolescenti, anzi forse anche per PRE adolescenti, ma devo dare atto che non è realizzata affatto male. E lo dice una che il “cartone” delle Winx non lo ha mai potuto soffrire, con quell’ossessione che appariva a ogni fotogramma di pompare concetti come trendy e fashion.
La serie tv è arrivata alla seconda stagione, uscita proprio questo mese sempre su Netflix; non è ancora dato sapere se ce ne sarà una terza, anche se alcune dichiarazioni dello showrunner Brian Young lo lascerebbero pensare. La prima stagione a mio avviso è stata più interessante e più dinamica (ne avevo parlato in questo articolo per il magazine OtherSouls.it), ma un po’ è ovvio, dal momento che include tutta la parte in cui le protagoniste vengono introdotte, presentate l’una all’altra, inserite in rapporti di simpatia, antipatia, indifferenza eccetera, che poi hanno modo di svilupparsi e prendere determinate direzioni. E poi c’era stato un finale inaspettato, diciamo una resa dei conti molto più drastica di quanto ci si potesse aspettare, con il risultato di imprimere una bella sterzata al mood generale della serie e di rendere praticamente indispensabile un proseguimento (anche se ultimamente Netflix ha la cattiva reputazione di interrompere le serie così, un po’ alla boia d’un giuda).
Com’è, dunque, la seconda stagione? Mah, all’inizio un po’ confusa, qualche sottotrama di troppo ad accavallarsi con le altre. Soliti temi politically correct esposti in bella vista (a volte anche con un certo coraggio, penso ad esempio che l’argomento del poliamore non sia tanto comune nei prodotti per questo target), ma senza essere fastidiosi. Dal quarto episodio in poi, la struttura narrativa si assesta: la trama principale incuriosisce, ci si trova a fare ipotesi sulle motivazioni e sugli obiettivi dei villain e dei loro accoliti, le atmosfere si fanno piuttosto cupe e seguono, appunto, il cambio di rotta presentato alla fine della prima stagione. Altri temi presentati in modo efficace sono l’abuso dei propri poteri, anche quando esercitato a fin di bene, e il rapporto fra genitori e figli adolescenti (praticamente un incubo, mi pare ovvio). Insomma: una serie semplice, rivolta a un pubblico molto giovane, ma più che decorosa.